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COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI

~ Il nuovo romanzo di Daniele Germani

Archivi tag: pazzia

A TUTTOVOLUME LIBRI CON GABRIO – INTERVISTA ALL’AUTORE: DANIELE GERMANI

18 lunedì Mag 2020

Posted by Daniele Germani in RECENSIONI POLVERE

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BASAGLIA, blog, books, INTERVISTA, LEGGE BASAGLIA, leggere, letteratura, lettura, libri, pazzia

Grazie a A TuttoVolume – Libri con Gabrio per avermi proposto molte domande intelligenti alle quali ho tentato di rispondere in maniera altrettanto intelligente. Spero di esserci andato almeno vicino.
Daniele
 
 

QUI L’INTERVISTA ORIGINALE

Intervista

1 – Come è nata l’idea di scrivere il tuo libro “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri”

Polvere, come lo chiamo per comodità, nasce al contrario di quello che uno si aspetterebbe nella lavorazione di un romanzo, ovvero dal titolo.

È una situazione che si era già presentata dal mio primo romanzo, il “Manuale di fisica e buone maniere”.

Ho costruito la trama partendo quindi dal titolo. L’idea di scrivere di emarginati, di persone che vivono ai limiti della società, a volte oltre questi limiti, l’ho sempre avuta. Volevo raccontare di come il potere costituito tenda ad appiattire le persone a dei canoni prestabiliti e di come esse cerchino in tutte le maniere di rifuggire a tutto ciò.

Spero di essere riuscito nel mio intento.

2 – Mi descriveresti il tuo libro con tre aggettivi?

Bella domanda. Spero di rispondere al meglio. Credo audace, spiazzante e crudo.

3 – Ci racconti qualcosa del titolo?

Il titolo è un po’ articolato ed è il contenitore della stroria stessa. Ovviamente non posso entrare in dettagli altrimenti rischio di anticipare troppo. Posso però dirti (non ricordo se nel resto dell’intervista avevo già espresso questo concetto) che sono partito da lì. Come per il precedente “Manuale di fisica e buone maniere”, anche “Come eliminare la polvere e altri Brutti Pensieri” è un titolo che è parte integrante della storia, della trama.

Potrei considerarlo a tutti gli effetti un elemento orizzontale del testo, ricorrente, che si lega al lettore in continuazione, amalgamando personaggi, colpi di scena e finale, nonché il messaggio che ho cercato di veicolare. Solo alla fine si comprenderà appieno il perché di questo titolo così complesso e complicato, almeno a primo impatto, che poi viene ben svelato poco prima della conclusione.

Di opere che non sono legate al titolo stesso, di qualsiasi genere, che siano libri, film, canzoni e via dicendo, ma che hanno modificato il titolo in fase di edizione e produzione, ce ne sono a bizzeffe. In alcuni casi il titolo stesso ha creato anche un certo successo rispetto poi alla qualità del “prodotto”, in altri invece alcune titolazioni sono risultate infelici perché andavano a sminuire la qualità e distorcere le aspettative del pubblico.

Di certo quando presento un mio lavoro (anche se detta così parrebbe che la mia produzione sia sterminata, invece i miei romanzi pubblicati sono soltanto due), il mio è un pacchetto completo; testo più titolo e anche titolazione dei capitoli. Anche questi ultimi non sono modificabili in quanto funzionali alla storia stessa.

4 – Quali sono secondo te i tre elementi importanti quando si scrive un libro?

Direi che ogni persona che scrive ha un suo percorso, un modo di vedere la realtà e di restituirla, ma la restituzione al lettore a volte è complicata e magari non arriva a buon fine, o perché non si riesce a spiegarsi bene, a far arrivare il messaggio che si vorrebbe comunicare, o perché addirittura il testo resta incompiuto.

Io non mi sento uno scrittore, faccio questo per passione e nei ritagli di tempo come la quasi totalità di chi scrive e pubblica, ma forse proprio per questo posso individuare alcuni elementi fondamentali per arrivare a pubblicare con una casa editrice.

Il primo è essere sinceri con sé stessi e accettare, anzi, richiedere le critiche più crudeli e profonde al proprio testo e soprattutto passare attraverso un agente letterario. Sarà questo a indicare all’autore, sinceramente e soprattutto professionalmente, tutti i limiti tecnici e artistici.

Secondo poi, non cedere alla volontà di vedere a tutti i costi il proprio romanzo pubblicato e quindi ricorrere alle case editrici a pagamento. Ci sono centinaia di case editrici non a pagamento, anche piccole, che vaglieranno la qualità del testo. Se questo avrà possibilità di essere immesso sul mercato, allora questo avrà un valore anche artistico, perché nessun editore impegnerà le proprie risorse se non crede di poter rientrare dell’investimento, mentre una casa editrice a pagamento praticamente pubblicherà qualsiasi testo le verrà proposto.

Ultimo elemento, avere sempre e comunque in mente il finale della storia, che dovrà essere sempre legato al messaggio che si vuole comunicare. Questo perché la trama potrà cambiare, i personaggi potranno svilupparsi in maniera sorprendente e inaspettatamente ai propri progetti, ma il messaggio non dovrà mai cambiare, altrimenti si rischia di fare confusione e mollare tutto. Quindi si deve avere costanza nel riprendere sempre la trama sul contenuto, avendo il coraggio di danzare su quel filo sottile che è la trama.

5 – Come è nata la tua passione per la scrittura?

In sincerità non credo che sia nata in un momento ben preciso. Come ho sempre sostenuto, tutti noi abbiamo delle capacità che ci contraddistinguono dagli altri. Ci sono i matematici, chi ha manualità, chi invece sa scrivere, e ognuno esprime la propria personalità attraverso questa o quella peculiarità.

Io ho sempre scritto, sin da bambino. Ricordo già che alle elementari scrivevo temi lunghissimi e vere e proprie storie già suddivise in capitoli; ovviamente erano storie con personaggi infantili e trame decisamente traballanti, ma la fantasia già aveva la meglio sulla praticità.

6 – Puoi anticiparci se hai in progetto un altro libro?

In programma ci sono sempre libri, storie, progetti di scrivere il capolavoro del secolo, anche se poi a volte è difficile anche soltanto finire un racconto.

Lavoro e famiglia permettendo, vorrei concludere quella che credo sia una trilogia iniziata con i primi miei due romanzi, che parlano entrambi, secondo le mie intenzioni, di come le persone vengono schiacciate dalla pressione del sistema e di come esse tentino di scappare dagli standard troppo netti. Ci sto lavorando, ho già in mente la fine, il messaggio che voglio mandare e, ovviamente, ho già il titolo pronto, anche se ora è davvero presto per rivelarlo.

Spero di concludere la stesura entro il prossimo anno.

7 – Come ti descriveresti con tre aggettivi?

Questa è una domanda con la D maiuscola. In verità non saprei. Forse dovrebbe rispondere mia moglie Marianna, ma forse è anche meglio di no. Scherzo, ovviamente.

Credo di essere ormai un quarantenne come tanti, un po’ troppo pigro e indolente. Di certo sono diventato più cinico rispetto a qualche anno fa e forse questo è un gran bene.

Sicuramente sono un uomo preoccupato di base, avendo una bambina di tre anni appena, ma credo che qualsiasi genitore sia un po’ preoccupato ventiquattro ore al giorno.

8 – Ci puoi raccontare, se c’è, un aneddoto sul tuo libro?

In verità ce ne sarebbero davvero tanti. Forse il più interessante riguarda la fase creativa nel senso più stretto. Il pianoforte è sempre molto presente nei miei testi e questo perché ogni volta che scrivo ascolto sempre tanti pianisti. Il mio preferito è Ludovico Einaudi.

Quando scrivo mi impongo delle ore tassative di inizio e di fine, come tanti. Inizio quindi ad ascoltare questi pezzi e non appena entro nella giusta fase creativa, quando la musica riesce e colpire tutte le sinapsi giuste, allora inizio la scrittura. Non è mai capitato una sola volta di scrivere senza musica di pianoforte nelle orecchie.

9 – Quali sono i tuoi autori e libri preferiti: puoi citarmene un paio?

Questa è una bellissima domanda, ma è difficile rispondere. Ci sono libri e autori ai quali sono legato perché mi hanno dato tanto in passato, ma che oggi a rileggerli mi danno quasi un po’ di fastidio. Una costante tra gioventù e oggi che ho più di quarant’anni è senz’altro Kafka (La metamorfosi e Il processo) e, per restare più leggeri, Nick Hornby (Non buttiamoci giù).

Forse però il mio preferito in assoluto resta Saramago (Cecità e Le intermittenze della morte), anche se di suo non sono riuscito a leggere ancora tutto. Leggo di tutto, anche se ora molto molto meno che in passato, causa il sempre meno tempo libero a disposizione.

10 – Infine una curiosità: qual è stato il tuo ultimo libro che hai comprato e/o letto?

Guarda è una domanda un po’ complicata. Ti spiego, fino ai 30 anni avevo una libreria degna di nota, con tutti i libri che si possono avere da ragazzo. Poi mi sono trasferito a vivere all’estero e quella biblioteca è andata persa. Da quando mi sono stabilizzato qui a Genova, quattro anni fa, ho iniziato a rimettere in sesto quella biblioteca che era andata persa negli anni.

Davanti il mio posto di lavoro c’è una bancarella di libri usati con la cesta di occasioni a 1€. Quasi tutti i libri che oggi ho in libreria vengono da lì, da quella cesta. In due anni di libri di occasione sto cercando di ricreare la mia libreria storica, anche se ci vorrà del tempo.

L’ultimo libro comprato è stato “UTO” di Andrea de Carlo, che fa parte dei miei libri giovanili, ma che non credo leggerò più e che forse verrà buono per mia figlia quando sarà adolescente, mentre l’ultimo che ho letto è stato un “Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni” di Jared Diamond, che però ho acquistato a prezzo intero.

Grazie di aver risposto alle mie domande

Alla prossima

Gabrio

La Lettrice Controcorrente consiglia COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI come libro da regalare a Natale

22 domenica Dic 2019

Posted by Daniele Germani in News, recensioni

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arte, BASAGLIA, best books, books, LEGGE BASAGLIA, leggere, letteratura, letteratura italiana, lettura, libri, pazzia, psicologia, racconti, scrittura

In buona compagnia di autori come Paul Broks e Lev Tolstoj, “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” è uno dei 10 libri consigliati da La Lettrice Controcorrente

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Come eliminare  la polvere e altri brutti pensieri

Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri - Daniele Germani - Edizioni Spartaco

Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri di Daniele Germani (Spartaco) è un libro originale. Cosa succede ai pazienti dopo la legge Basaglia? È possibile provare empatia per un malato mentale? (LEGGI qui la mia recensione – ACQUISTA il libro)

Intervista di Gianluca Garrapa a Daniele Germani per ilromanzo.it – Come Eliminare la Polvere e altri Brutti Pensieri

21 giovedì Nov 2019

Posted by Daniele Germani in blog personale, News

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La follia è una nota fra le altre. “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” di Daniele Germani

Autore: Gianluca Garrapa

Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri, il nuovo romanzo di Daniele Germani pubblicato da Spartaco edizioni nel 2019, affronta il tema della legge Basaglia. Ambientato a ridosso degli anni Ottanta, negli anni in cui la legge Basaglia chiude i manicomi (1978), il romanzo intreccia le storie di alcuni personaggi, l’uomo, la donna, il pazzo, il vecchio, il professore, in una composizione ritmica originale e lirica nella descrizione di paesaggi e stati d’animo. Il finale è sorprendente e la tematica psichiatrica è trattata con competenza e senza mai cadere nella retorica.

«Soprattutto aveva una domanda ben chiara: come eliminare la polvere e altri brutti pensieri?» La domanda. La domanda è sempre domanda d’amore e di riconoscimento dell’altro, un demandare, e quel rumore bianco interiore che ci guasta la vita è sempre un mancato riconoscimento altrui, dalla famiglia fino al contorno sociale. Il suo romanzo insiste molto sulla capacità del desiderio di donare la risposta risolutiva, che spesso, come lei denuncia benissimo, è delegata all’unica soluzione sbrigativa, «quella chimica che mi tiene assoggettato alla realtà che mi avete costruito intorno», che annienta il desiderio.Perché ha desiderato scrivere questo romanzo?

Perché ho desiderato scrivere questo romanzo? Questa è la domanda regina, quella a cui nessuno può rispondere in tutta la chiarezza che merita, ma non perché si voglia mentire, bensì perché la verità e la fantasia nelle intenzioni di uno scrittore si confondono sempre, e così si confondono realtà e aspettative. Non posso dare una risposta precisa, ma credo che si inizi a scrivere perché si vuole comunicare qualcosa. Tutti vogliamo comunicare con gli altri e tutti lo facciamo nel miglior modo che riteniamo possibile e accessibile, soprattutto. Gli artisti lo possono fare con l’arte, appunto. Chi sa suonare lo fa con la musica, chi sa dipingere con il disegno e così via. Io so scrivere, almeno a quanto mi hanno detto in molti, e allora uso questo strumento per poter esprimere ciò che sento.

Ma io non voglio spiegare la vita a nessuno, con i miei testi non pretendo di modificare le convinzioni di nessuno. Questo romanzo è stato scritto perché mi piaceva il titolo. Sono partito dal titolo e da lì ci ho costruito sopra la storia per intero. Sembra strano a dirsi, ma è accaduto lo stesso anche con il primo romanzo, Manuale di fisica e buone maniere. Il titolo deve essere la luce che illumina la trama e che devo cercare di scovare tra quelle sette o otto parole che lo compongono.

Ovviamente avevo in testa una certa idea e il titolo stesso è nato dal messaggio che avevo in mente di voler mandare, ovvero parlare degli emarginati, di chi è e sarà sempre ultimo. Nel mio primo, il Manuale, parlo di penultimi, ora mi sembrava giusto parlare di chi non avrà mai la possibilità di guardare alla vita con speranza.

La questione Basaglia poi mi ha sempre interessato Già prima di pensare alla stesura, mi ero molto informato su questo momento storico così importante. Insomma, sono arrivato già preparato al momento in cui mi è venuto in mente quel titolo così particolare e poi ho dovuto soltanto metterci dentro la storia.

«L’odore di gelsomino è forte, prepotente, sembra occupare spazio e quasi come fumo denso invade aria e narici ed entra nei pensieri, li addolcisce, rendendo tutto più morbido, rilassante». Molto interessante è la reiterazione di questo giro di frase: ogni volta e in un senso particolare, ogni personaggio s’imbatte nella simbologia di questo fiore. Il gelsomino, e tutte le leggende di cui è protagonista, può esprimere innocenza, felicità, timidezza ma anche grazia e desiderio. Nel romanzo è un chiave che collega i personaggi, una funzione retorica: personaggi, si scoprirà, molto particolari. Come ha lavorato per renderli credibili e diversificati tra loro?

Il lavoro di diversificazione dei personaggi, almeno nel mio caso, avviene in maniera abbastanza naturale. Mi spiego meglio: quando si scrive ci sono varie tipologie di procedura. A volte è necessario definire i personaggi al meglio e nei dettagli fin dove è possibile, perché magari la trama è flessibile e i protagonisti sono il vero elemento portante della storia. Nel caso invece di Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri, la trama è stata pensata per tentare di veicolare un messaggio ben preciso che volevo comunicare e quindi aveva dei paletti decisamente fermi dai quali non potevo in alcun caso allontanarmi troppo.

Anche i personaggi erano definiti, ma non così tanto e ho potuto quindi giocare un po’ con le loro vite, le loro caratterizzazioni, con le varie storie verticali che ho reso funzionali alla trama stessa e non il contrario. È stato bello vivere con loro. Li ritengo tutti molto interessanti. Il personaggio al quale sono più legato è il medico che si incontra in pronto soccorso. Credo sia l’emblema del romanzo stesso. Un uomo intrappolato dai suoi errori in una stanza e dalle sue errate convinzioni di un mondo che ce l’ha con lui, mentre è esattamente vero il contrario. Purtroppo appare per poche pagine, ma prolungare la sua esistenza non sarebbe stato funzionale alla trama.

«Era un concerto di Georges Cziffra, che eseguiva quella che universalmente era riconosciuta come una delle composizioni più complesse mai scritte per pianoforte, la Toccata Opera 7 di Robert Schumann». Ho pensato di rileggere questo passaggio ascoltando Schumann. Il suo romanzo è costruito alternando le vicende di tre personaggi, l’uomo, la donna, il pazzo, e poi ci sono anche il vecchio e il professore. La musica non è solo presente materialmente, sotto forma di pianoforti o di citazioni musicali, ma anche nella metafora che associa il disagio mentale a una nota stonata. Poi dalla lettura dell’indice si evince una sorta di polifonia che alterna voci differenti in una sorta di fuga. Che rapporto esiste, secondo lei, tra la musica e la sua prosa?

Quella sulla musica è questione alla quale tengo molto. Durante la fase creativa e di composizione del testo, ascolto sempre musica, in particolare suonate di pianoforte. Non riesco a scrivere neanche una parola senza che un pianoforte che mi accompagni. Preferisco in assoluto Einaudi, ma anche altri autori come Satie, Bach, Beethoven etc.

Questo ascolto ininterrotto e senza soluzione di continuità per ore anche della stessa playlist mi porta a “inquinare” la scrittura con le note, le partiture e tutto quello che concerne il pianoforte. Anche nel mio primo romanzo il testo era profondamente influenzato dalla presenza della musica di Einaudi.

Questo sconfinamento ha delle ripercussioni ovvie sulla trama e sui protagonisti. Se non avessi questa necessità, probabilmente lei non si sarebbe mai avvicinata a quel negozio di musica e lui non avrebbe avuto la sua nota stonata. Insomma, è un dare-avere a tutti gli effetti, spero con effetti piacevoli per chi legge.

La follia è una nota fra le altre. “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” di Daniele Germani

«Basaglia ancora non aveva scoperchiato alcun vaso, il tavolo dove tutto era fermo da più di quarant’anni non era ancora stato rovesciato ed ebbe modo di assistere a quello che accadeva lì dentro». La sua scrittura è a tratti onirica, è un linguaggio parlato dal sintomo, dall’inconscio forcluso, ma anche storia di sofferenze e di umanità derelitta, accenti lirici, a volte, paesaggi che dicono la sofferenza. Eppure v’è il discorso preciso sulla legge Basaglia, e sulle meccaniche psichiche e farmacologiche sottese alla cura. Come nasce un romanzo quando deve rispettare la legge della scientificità, della storia e allo stesso tempo della finzione narrativa?

Questa è una domanda eccellente alla quale non credo possa esistere una risposta comune a tutti gli scrittori. Dico questo perché chi scrive di solito non ha alcuna competenza scientifica riguardo l’argomento che tratterà e per questo si affida a esperti del settore che, in prima stesura, controllano la validità e la bontà dello scritto. O è quello che dovrebbe accadere; almeno è questa la mia linea di condotta. Ho sottoposto il mio testo in fase di stesura a due esperti nel settore della chimica e degli esplosivi e a uno psichiatra che, dopo aver letto e consigliatemi le dovute correzioni, hanno dato il via libera al testo.

Quando si scrive una storia dove si sa già che si andrà a invadere campi dove non si ha esperienza, si deve sempre accettare il rischio che la trama non reggerà, che dovrà essere modificata perché magari i personaggi non possono fare quella cosa che porterà a un successivo step della storia, per questo bisogna studiare molto l’argomento prima di affrontarlo e scriverne.

«Siete sempre più soli e sarete sempre più isolati, dietro alle vostre strane tecnologie, alla musica sparata dentro le orecchie, imprigionata nella vostra disattenta concentrazione». Il romanzo racconta anche una società che da un certo punto in poi si è impantanata nell’individualismo più esasperante, vi si oppone la visione di un suo personaggio: «Chi fa arte la fa per tutti». Alla folle velocità dell’iperproduzione materialistica obietta la lentezza dei processi psichici, ancora di più quando vengono sedati, meccanismi soggettivi che cozzano con i tempi strettissimi della produzione commerciale: dunque velocità contro lentezza. La sua letteratura da che parte sta?

Devo dire che i miei personaggi, sia del primo sia di questo secondo romanzo, vivono in altre epoche, prendono treni e non aerei, anche se potrebbero, non usano i forni a microonde perché ne hanno timore, hanno paura della velocità delle automobili e si perdono in lunghe e lente passeggiate in parchi e periferie labirintiche.

I miei personaggi non sono autobiografici nelle azioni che intraprendono, ma lo sono sicuramente nelle loro sfumature, che cerco di rendere indispensabili all’economia della storia stessa.

L’iperproduzione materialistica c’è sempre stata ed è sempre stata rapportata all’epoca di riferimento, ma quando scrivo amo che i miei personaggi respirino, che si sentano liberi e sganciati dalla commercializzazione di qualsiasi oggetto e prodotto, anche fosse artistico, con il quale si trovano a contatto.

Vorrei precisare che questo processo non avviene a tavolino, o almeno non del tutto. Scrivo di alcune tipologie di persone e mi viene abbastanza naturale la loro caratterizzazione come ho scritto poco fa; la mia letteratura quindi sta dalla parte di chi ha un po’ paura di quello che gli può accadere affrontando la tecnologia dell’epoca in cui vive.

«Ricordatevi però che quel Pazzo aveva ragione: io sono Pazzo solo perché siete voi a voler essere sani». Lei è stato in grado di costruire un intreccio con un finale che sorprende, non solo per una questione di stile che garantisce la tenuta della storia, ma proprio per un aspetto filosofico molto indagato dagli scrittori: la differenza tra vero e falso, tra sogno e reale, e in questo caso tra follia e normalità. La grammatica mentale di uno scrittore ha delle differenze sostanziali rispetto a quella di chi non ama né leggere né scrivere?

Io non credo. Cerco di spiegarmi meglio. La grammatica mentale è un aspetto della fantasia che ognuno di noi, chi più e chi meno, possiede. Leggere e scrivere può accentuare o meno e allenare o atrofizzare la capacità di scrivere, ma è una capacità che si ha innata. C’è chi è portato per fare i conti a memoria, chi ha nella manualità la sua naturale predisposizione e via dicendo. Io non ho la benché minima manualità e se devo fare dei lavori in casa, posso allenarmi quanto voglio, ma cambiare una maniglia alla porta o stuccare un muro crepato per me resterà sempre un impegno quasi insormontabile.

Chi invece ha la capacità innata di scrivere, con la lettura e la scrittura può arrivare a perfezionare quest’aspetto, che dovrà essere però accompagnato dal talento. Uno scrittore scrive perché ha talento che con la fantasia crea un connubio perfetto. Quindi, per concludere, non è importante leggere o scrivere per essere uno scrittore, ma bisogna avere le capacità innate. Poi quali sono queste capacità, beh è difficile da stabilire. Chi ha una mente più analitica magari scriverà un thriller, chi invece è più romantico scriverà un romanzo d’amore.

Il leggere o lo scrivere sono l’acqua con la quale si innaffia il seme del talento. Io non so se questo talento sia grande o meno, solo il tempo lo dirà, ma posso dirti che da quando scrivo leggo molto meno e per due motivi. Ho molto poco tempo, tra il lavoro e la famiglia, avendo anche una bambina piccola, e soprattutto perché ho notato che sono troppo influenzato dagli scrittori che amo e questo aspetto credo limiti molto la naturale evoluzione della mia creatività.

Ylenia Del Giudice di Parte del Discorso recensisce Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri

08 martedì Ott 2019

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE

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Qui la RECENSIONE ORIGINALE

“Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri: la nota stonata.

A pensarci bene sarebbe stato il caso di inserire un titolo decisamente più valido e sensuale, ma WordPress ha le sue piccole pecche e così devo trovare un punto di incontro tra la mia nota stonata e la sua. Sono le sette di mercoledì mattina; avrei dovuto scrivere questa recensione già la settimana scorsa. Il lavoro, le crisi di panico, quel maledetto senso di essere sempre una nota stonata. Ho scelto il libro giusto, anche questa volta.

Ho conosciuto Daniele Germani– autore di Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri – per caso: evento su Facebook, libreria San Graal; lui che organizza un evento per permettere alla libraia di ordinare un numero di copie giuste. Ho visto la copertina, ho letto il titolo, l’ho ordinato. Come sempre, non avevo idea nemmeno di cosa si stesse parlando.

Edizioni Spartaco, della quale vi avevo parlato la settimana scorsa, è una di quelle case editrici che propone testi fuori dalla norma. Questo è stato uno dei motivi per cui poi mi sono lanciata e ho voluto rischiare. Ho iniziato Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri questa estate, su una coperta dal gusto vintage di mia nonna, in una casa che poteva far da sfondo a La casa nella prateria. Odore di erba bagnata al mattino, insetti – vespe, soprattutto – che ti fanno perdere, come si suol dire, dieci anni di vita, un tramonto da star male. Quella sensazione che ti prende lo stomaco le prime righe ma ti abbandona poco dopo, lasciandoti pensare che quel che tieni tra le mani è solo un altro romanzo con frasi comuni. Però prosegui, perché non può essere così. Poi, superato qualche capitolo, ti senti tirato giù: hai rincorso il White Rabbit di Carroll e, come Alice, sei caduta nella buca. Nessuno ti ha spinto.

Una trama impossibile

Una delle pagine del libro Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri, di Daniele Germani, edito da Edizioni Spartaco

Quando parlo di “trama impossibile” parlo di una trama che non può essere raccontata ad altri, perché si rischia di svelare, di lasciare troppi indizi in superficie che non vi porteranno a fare una scelta in nessuna delle due direzioni. È una trama del come dire, non del cosa.

Lei, Lui, Il Pazzo. Tre figure le cui storie si intrecciano senza mai saperlo davvero. Ognuno di loro è a conoscenza dell’esistenza degli altri due solo per dei piccoli dettagli conservati nei propri ricordi. Tutti e tre, comunque, sono uniti da un fondamentale dettaglio: sussurrano, si sentono una “nota stonata”.

Uno sfondo interessante

Ho letto molti libri su matti, manicomi e dottori altrettanto pazzi e tutti quanti sono ambientati durante la permanenza in manicomio (prima di Basaglia) o subito dopo, quando i matti erano in strada, liberi dal litio. Quella zona grigia a cavallo fra l’interruzione delle cure forzata dalla legge e la libertà non mi era ancora capitata prima di leggere Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri. Questo sfondo è quello che vi accompagnerà nei primi capitoli, quelli in cui vi perderete e metterete a dura prova il vostro interesse. Io ho scelto di proseguire e ne sono stata davvero felice. L’ambientazione perfetta per porsi domande.

All’improvviso eravamo liberi. Già. Ma liberi da cosa? Noi avevamo solo bisogno di non dormire nella nostra merda, di avere qualche medicina agli orari giusti, di non venire picchiati per qualsiasi cosa. Non avevamo bisogno di essere liberi. Avevamo bisogno di essere curati. Loro dicono liberi, ma oggi io dico abbandonati.

Abbandono, libertà, qualunque cosa sia “altro” rispetto a quel punto di vista. Pazzia, disagio mentale o solo un buon motivo per fuggire?

La salvezza del bello, l’erotismo e la ferita

Una delle pagine del libro Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri, di Daniele Germani, edito da Edizioni Spartaco

Può sembrare strano tirare in ballo un saggio sull’estetica, eppure ci sono delle riflessioni interessanti da fare. Byung-Chul Han, nell’esprimersi sul concetto di pornografia ed erotismo, afferma che «la distrazione trasforma la pornografia in una fotografia erotica».

Questo, essenzialmente, è ciò che accade con Daniele Germani: egli riesce, come la strega di Hansel e Gretel, farci entrare nella casa di dolci che sembra questo romanzo. Ma non c’è nessun dolcetto: senti il ferro battuto della ringhiera stretta con troppa forza fra le mani, il dente che morde il labbro; senti quel ritorno alla realtà come uno schiaffo improvviso, mentre sei perso in un tunnel di dettagli che sembrano superflui alla storia e invece sono fondamentali per l’immersione. È per questo che la storia di Daniele Germani è erotica: il lettore viene distratto fino alla fine e non di una distrazione superficiale, sia chiaro. Sempre nel saggio di Han leggiamo: «Pornografico è anche un romanzo di facile lettura che tende a uno svelamento definitivo, a una verità finale […]. L’erotismo fa a meno della verità: è un’apparenza, un fenomeno del velo».


Non è quel tipo di libro in cui il lettore si immedesima e si riconosce. Il lettore resta turbato, ha bisogno di un paio di giorni per dare valore al testo, senza consentire alle proprie aspettative di prevalere in ogni singola virgola.


Successivamente, sulla seduzione, Han afferma che essa «gioca sull’intuizione di ciò che nell’altro resta eternamente segreto a lui stesso, su ciò che non saprò mai di lui e che tuttavia mi attira sotto il marchio del segreto». Nel gioco della seduzione, dunque, è insito un «pathos della distanza, un pathos del velamento». Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri è quindi, giunti a questo punto, un romanzo erotico e seducente.

Probabilmente è sconveniente parlare di un libro citandone un altro ma, per esprimere al meglio quel che penso, devo necessariamente inserire un briciolo di parole di altri, soprattutto quando si tratta di riflessioni di questo genere. È ancora il filosofo sudcoreano a venirmi incontro: «A differenza dello shock il punctum non urla: ama invece il silenzio e custodisce il segreto. Nonostante il suo silenzio si manifesti come ferita. Quando cadono tutti i significati, le intenzioni, le opinioni, le classificazioni, i giudizi, le messe in scena, le pose, i gesti, le codificazioni, le informazioni, allora il punctum si manifesta come resto silenzioso, cantante, che provoca turbamento. Il punctum è il resto che resiste restando alle spalle della rappresentazione, l’immediato che si sottrae alla mediazione di senso e significato; è il corporeo, materiale, affettivo e inconscio, dunque reale che è antitetico al simbolico».

La nota stonata: il risultato finale

 

Daniele Germani non riesce a definirsi un vero e proprio scrittore. Non vive di questo; scrivere non è il suo mestiere. Eppure, nonostante la sua visione pessimista (nella quale del resto mi rispecchio), è in grado senza dubbio di emergere tra tutti i testi che vivono negli scaffali. Questa polvere di cui parla penetra nei pori della pelle: non ti senti colpevole, non ti senti addolorato né felice. Non è quel tipo di libro in cui il lettore si immedesima e si riconosce. Il lettore resta turbato, ha bisogno di un paio di giorni per dare valore al testo, senza consentire alle proprie aspettative di prevalere in ogni singola virgola.

Daniele mi chiese come avevo preso il finale, se alla fine il libro mi era piaciuto davvero e non solo per dargli una nota positiva. Lui cercava la nota stonata, invece, quel che non andava. Voleva la conferma di essere fallibile, come tutti. Sarà sicuramente così, in qualcosa fallirà sicuramente come tutti. Non in questo racconto, però; non quando la neve che si deposita sui pensieri dell’uomo si trasforma nella polvere bianca che seppellirà alcuni dei pensieri della donna e che si ritroverà nella bocca del Pazzo, poco prima della fine.

Voglio concludere con un piccolo estratto del capitolo Verso il buio, ancora.

Siete sempre più soli e sarete sempre più isolati, dietro alle vostre strane tecnologie, alla musica sparata dentro le orecchie, imprigionata nella vostra disattenta concentrazione. Perché? Chi scrive musica, chi scrive un libro o dipinge un quadro non l’ha fatto solo per voi, per tenere tutto chiuso nel vostro egoismo. Chi fa arte la fa per tutti.

Si torna dove si è stati bene, si dice. Così fanno questi tre personaggi, nonostante si percepisca sempre un senso di inadeguatezza. Un viaggio nel regno dei lillipuziani dove voi siete Gulliver. O, forse, solo un uomo in un mondo sbagliato.”

 

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Recensione da MILLE SPLENDIDI LIBRI E NON SOLO di “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri”

02 lunedì Set 2019

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE

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BASAGLIA, LEGGE BASAGLIA, leggere, letteratura, letteratura contemporanea, letteratura contemporanea italiana, letteratura italiana, lettori, lettura, libri, manicomi, pazzi, pazzia, PSICHIATRIA, psicologia, racconti, racconto, romanzo, ROMANZO ITALIANO, romanzo psicologico, scrittori, scrittura

Loredana Cilento di ” Mille splendidi libri e non solo” recensisce “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” sul suo blog ”

Potete leggere la RECENSIONE ORIGINALE cliccando qui

 

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LA RECENSIONE

“Io parlo sottovoce. Soltanto sottovoce. Ho vissuto per molti anni in un luogo dove il silenzio era una virtù e dove parlare era un peccato. Anche cantare era peccato; e se era peccaminoso parlare, figuriamoci cantare.

Chi peccava si beccava qualche bastonatura. Ne prendevamo tante, di bastonature. Ma non solo perché parlavamo o cantavamo; no, ovviamente no.”

Nel 1978 la legge Basaglia impone la chiusura dei manicomi, da qui un libro sull’alienazione umana che infrange i muri del pressapochismo e insinuando dubbi e domande: cos’è la pazzia? Chi sono i veri pazzi? Siamo noi a essere troppo sani?

Daniele Germani, con Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri (Spartaco edizioni) ci accompagna nelle stanze più buie della mente umana, ci sussurra note di una musica alienate, alcune note sono stonate, si ripetono quasi ritmicamente, come un jazz suonato male, sono le note stonate che riecheggiano nella mente di un uomo; e ci sono i rimpianti di una scelta, i rimpianti di una passione, quella di una donna che non farà più vibrare i tasti di un pianoforte, Chopin,  Mozart, e il difficile Schumann; c’è poi un muro dove un Pazzo ha imparato a fissarlo e a viverci dentro, tra le crepe di quei mattoni e della malta che li tiene insieme, imparando a vivere le vite di chi non ha mai vissuto davvero.

Tre storie, un unico fil rouge, un romanzo basato sulla parola guarigione, la cui struttura particolare e audace dà spazio ad ampie riflessioni; le scelte che necessariamente vanno prese nella vita e che inevitabilmente la cambieranno, ma non solo. Lo stereotipo cui siamo abituati della follia, vista come deviazione della realtà, pregiudizievole e lacerante, oscura il giudizio, facendoci cadere inesorabilmente nella retorica qualunquista.

“Da domani avrò ancora la mia polvere e quelli che il professore chiamava i brutti pensieri. Forse sono solo polvere e brutti pensieri, sì, ma almeno è una polvere che vale la pena di essere vissuta e sono brutti pensieri che meritano di essere accuditi.”

Pagine e pagine intense, potenti, che raccontano, che emozionano con una prosa raffinata ma mai pretenziosa, un dedalo tra realtà, sofferenza fisica e mentale, quella dei pazienti ricoverati nei manicomi, e le privazioni laceranti della vita, fino a giungere un climax di tormento, alienazione e poi consapevolezza.

“Non fermatevi qui, c’è ancora una storia da scrivere e ci sono pagine da leggere, e sono dedicate a chi ancora non si è arreso. Ricordatevi però che quel pazzo aveva ragione: io sono Pazzo solo perché siete voi a voler essere sani”

Attraverso la verità del Pazzo, si leggono pagine di assoluta bellezza che incollano letteralmente il lettore, Daniele Germani ha scritto un libro che vale la pena leggere, lui ci mostra una realtà che può davvero far paura

E io mi chiedo: e poi così negativa la pazzia? I pazzi osano dove gli angeli temono d’andare.
Alexander Pope

SCHEDA TECNICA
Titolo: Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri

Autore: Daniele Germani

Editore: Edizioni Spartaco

Collana: Dissensi

Pagine: 188

Prezzo: € 12,00

Uscita: 25 luglio 2019

 

Recensione di MODULAZIONI TEMPORALI di Come Eliminare la Polvere e Altri Brutti Pensieri

27 martedì Ago 2019

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE

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BASAGLIA, LEGGE BASAGLIA, leggere, letteratura, letteratura contemporanea, letteratura italiana, lettori, lettura, libri, manicomi, pazzi, pazzia, PSICHIATRIA, psicologia, racconti, romanzo, ROMANZO ITALIANO, romanzo psicologico, scrittori, scrittori italiani, scrittura

MICAELA CALDONAZZO  di Modulazioni temporali, recensisce COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI.

Qui la recensione originale

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RECENSIONE

Un romanzo introspettivo che parte dal mentale per giungere al relazionale, perché a volte i muri più alti e difficili da superare sono eretti da chi abbiamo intorno…

Cos’è la Pazzia? Cos’è la follia e qual è la domanda fondamentale che ciascuno di noi ha il dovere di porsi, la cui risposta determina la realizzazione della propria vita? Qual è quella domanda che serve a ciascuno di noi in un determinato momento della propria vita, quell’istante esatto in cui la fatidica domanda deve nascere spontanea e soprattutto deve trovare la giusta risposta?

È proprio questa riflessione che spinge il protagonista di questo libro a vivere la sua vita al limite della follia, a infilarsi nelle situazioni più estreme e disparate, in un continuo altalenarsi di realtà e illusione, sempre alla ricerca costante del vero senso della vita che può trovarsi soltanto dopo aver eliminato la polvere e altri brutti pensieri.

Ed è cosi che il protagonista riesce a giungere alla sua risposta giusta, dopo un lungo viaggio di introspezione personale che lo porta a riflettere non solo sulla sua esistenza ma, più in generale, sulla natura dell’essere umano in termini di emozioni, sentimenti, ambizioni e rapporti sociali.

Dopo la lettura di “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” di Daniele Germani (Edizioni Spartaco, pp. 183, euro 12, https://www.edizionispartaco.com/) nascono spontanei nuovi spunti di riflessione e qualcosa di diverso inizia a muoversi!

Micaela Caldonazzo

SCHEDA TECNICA
Titolo: Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri

Autore: Daniele Germani

Editore: Edizioni Spartaco

Collana: Dissensi

Pagine: 188

Prezzo: € 12,00

Uscita: 25 luglio 2019

Recensione di A TUTTO VOLUME – LIBRI CON GABRIO di “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri”

19 lunedì Ago 2019

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE

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autori contemporanei, autoriemergenti, autoriitaliani, BASAGLIA, LEGGE BASAGLIA, leggere, letteratura, letteratura contemporanea, letteratura contemporanea italiana, letteratura italiana, lettori, lettrici, pazzi, pazzia, PSICHIATRIA, psicologia, RECENSIONE, romanzo, romanzo psicologico, romanzoitaliano

La bellissima e accurata recensione di A TuttoVolume – Libri con Gabrio di “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri”.

La recensione originale la potete trovare qui

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Recensione
Un libro che affronta una tematica molto delicata e particolare: la pazzia. L’autore, Daniele Germani riesce a raccontarla nel miglior modo possibile, ossia con grande umanità, mistero ed insinuando in noi alcune domande, tra cui la principale: “i veri pazzi chi sono?”

All’interno del romanzo si fa la conoscenza di tre personaggi: un uomo, una donna e un Pazzo.

Tutti e tre hanno le proprie vite, il proprio vissuto ricco di tormenti, dubbi, angosce e specialmente rimorsi. Hanno compiuto determinate scelte che hanno causato loro di trovarsi a vivere, ora, la vita che non desideravano e che li annienta.

“Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” è forte, a volte crudo e diretto, ma mai eccessivo o esagerato. Tutto è ben equilibrato, le parole sono dosate, a volte poetiche, infatti la penna di Daniele Germani ha un non so che di melodico, di soave. Mi sono ritrovato spesso a leggere dei passaggi a voce alta, dato che si prestavano molto a ciò (tra cui la pagina 30: è fantastica, superlativa), grazie alla loro delicatezza ed intensità.

L’autore ha una scrittura che conquista, che trasporta ed incanta. I passaggi che meriterebbero di essere tenuti a mente e sui quali riflettere sono davvero tanti. Forse è proprio questo uno degli intenti del libro di Daniele Germani: farci riflettere, ma oltre sulla storia e sui personaggi, anche dentro di noi. Ho avuto spesso la sensazione che volesse come farci compiere un viaggio in noi stessi tramite i tre protagonisti, dopo aver provato a capire le loro posizioni.

Si percepisce chiaramente la sofferenza dei personaggi presenti, il loro dolore, la loro insoddisfazione e la loro voglia di rivalsa, sono come alienati, ognuno a proprio modo e svuotati dentro. A volte ho anche pensato che non possedessero neppure le forze per reagire ed avessero ormai perso le speranze, ancorati spesso al loro passato, ai loro sogni infranti.

Ho trovato interessante anche come i “20 anni” si ripetessero spesso durante i capitoli.

Durante la lettura ci si accorge dell’importanza fondamentale della mente umana e di come, a volte, possa essere complicata e contorta. Di come non sempre vada per la stessa strada del cuore, ma percorra un tratto differente.

Ogni tanto il libro è talmente profondo ed intenso che richiede di fermarsi un attimo per riflettere, per analizzare meglio la situazione, il passaggio letto. È come se ci invitasse a metterci in gioco rispondendo a delle domande e provando a far luce in noi stessi.

Analizzare, studiare, osservare i tre personaggi da fuori è, a volte, più complicato e difficile di come possa sembrare. Infatti mi sono posto, spesso, varie domande su di loro, oltre a chiedermi come mi sarei comportato in quelle situazioni. Un libro da leggere con calma, molto profondo, a tratti complesso che mette in gioco tanti lati dell’essere umano.

Ne consiglio la lettura a chi ama la scrittura raffinata, intensa e che non abbia timore circa l’argomento che tratta.

“Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” attraverso tre personaggi ci fa scoprire la pazzia, la scardina e ci insinua dubbi di vario genere. Leggerlo, però, ne vale la pena.

“…Per concludere, mi hanno detto che sono Pazzo, me l’hanno fatto capire in tutte le maniere possibili, certificandomelo, urlandomelo, picchiandomi e immergendomi la testa sott’acqua e, sapete cosa? Io parlo solo sottovoce e sono Pazzo, sì, lo sono. Ma mi ci avete fatto diventare voi.
Ed era ora di restituirvi la cortesia.”

Trama
Una donna, un uomo, un pazzo. Lei ha un rimpianto, aver lasciato il pianoforte e la musica per dedicarsi al marito e ai figli. Lui è ossessionato da una nota stonata, che gli risuona nella testa e non gli dà pace. Il folle sta preparando una bomba, per annientare il padre che non l’ha mai accettato.

Siamo all’inizio degli anni Ottanta, la chiusura dei manicomi imposta dalla legge Basaglia del 1978 è l’occasione per esplorare il territorio complesso e accidentato del senno umano.

In un romanzo ardito nella struttura, i riflettori sono puntati sulla parola «guarigione», che implica il sacrificio di mondi immaginari costruiti come antidoto all’isolamento, all’emarginazione. L’impossibilità di un legame autentico con gli altri lacera i personaggi della storia. E così la vicenda letteraria di una malattia «mentale» esplode nel racconto intimo della malattia «relazionale».

Perché a volte i muri più difficili da penetrare, i più alti e i più spessi, sono quelli eretti da chi ci sta intorno. Ma i veri pazzi chi sono?

SCHEDA TECNICA
Titolo: Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri

Autore: Daniele Germani

Editore: Edizioni Spartaco

Collana: Dissensi

Pagine: 188

Prezzo: € 12,00

Uscita: 25 luglio 2019

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