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COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI

~ Il nuovo romanzo di Daniele Germani

Archivi tag: PSICHIATRIA

Azzurra Sichera di “Silenzio sto leggendo” recensisce COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI

22 lunedì Giu 2020

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE

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BASAGLIA, books, LEGGE BASAGLIA, leggere, letteratura, letteratura contemporanea, letteratura italiana, lettura, libri, PSICHIATRIA, psicologia, romanzo psicologico

Una recensione che va oltre il semplice racconto di un libro letto e che scaturisce da un incontro collettivo del gruppo di lettura di Prospero – Enoteca letteraria.

Ringrazio Azzurra per le bellissime parole spese per il mio romanzo.

QUI LA RECENSIONE ORIGINALE

Libri Narrativa Recensioni 

“Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” di Daniele Germani: che trama…

 22 Giugno 2020  Azzurra Sichera  0 Commenti Daniele Germani, Edizioni Spartaco

Per la prima volta, da quando ho iniziato a postare recensioni sul mio blog, mi trovo in difficoltà. Quando ho finito di leggere “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” di Daniele Germani (Edizioni Spartaco) mi sono chiesta: “E ora, come ne parlo? Di che cosa posso scrivere?”. Non lo so. Farò un tentativo, dopo la trama.

TRAMA – Una donna, un uomo, un pazzo. Lei ha un rimpianto, aver lasciato il pianoforte e la musica per dedicarsi al marito e ai figli. Lui è ossessionato da una nota stonata, che gli risuona nella testa e non gli dà pace. Il folle sta preparando una bomba, per annientare il padre che non l’ha mai accettato. Siamo all’inizio degli anni Ottanta, la chiusura dei manicomi imposta dalla legge Basaglia del 1978 è l’occasione per esplorare il territorio complesso e accidentato del senno umano. In un romanzo ardito nella struttura, i riflettori sono puntati sulla parola «guarigione», che implica il sacrificio di mondi immaginari costruiti come antidoto all’isolamento, all’emarginazione. L’impossibilità di un legame autentico con gli altri lacera i personaggi della storia. E così la vicenda letteraria di una malattia «mentale» esplode nel racconto intimo della malattia «relazionale». Perché a volte i muri più difficili da penetrare, i più alti e i più spessi, sono quelli eretti da chi ci sta intorno. Ma i veri pazzi chi sono?

Concentriamoci su un passaggio della trama fornita dalla casa editrice: “Un romanzo ardito nella struttura”. In poche parole, dalla Spartaco hanno provato ad avvisarci, forse per poi poterci dire, un giorno: “Ve lo avevamo detto”.

Ardito è un gran bell’aggettivo. La Treccani recita: “Che presenta rischi, o che è fatto, intrapreso con coraggio; che esce dall’ordinario, quindi nuovo, originale o arrischiato”.

Non potrei essere più d’accordo: “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” è senza dubbio un romanzo dalla struttura originale e fuori dall’ordinario, e il coraggio è sia di chi l’ha scritto che di chi lo ha scelto per pubblicarlo. Il rischio però adesso è tutto mio, che devo provare a raccontarvelo.

Per fortuna, “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” è stato il libro del mese al Prospero dei Lettori che si è concluso con una bellissima discussione virtuale in compagnia dell’autore, il quale si è dimostrato più che disponibile nel rispondere alle nostre (tante) domande, ma anche a lasciarci con (parecchi) dubbi.

Daniele Germani ci ha svelato che per prima cosa è nato il titolo e che un mese e mezzo dopo aveva terminato di scrivere l’intero romanzo. A quel punto capisci che “ardito” è solo la punta dell’iceberg e che sotto c’è per forza qualcosa di più.

E così abbiamo iniziato a parlare della trama – di cui non posso dirvi nulla -, dei personaggi – ancora meno -, scoprendo che Daniele Germani, in fondo, ci ha consegnato qualcosa come tre romanzi in uno.

“Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” sorprende a metà, e poi di nuovo alla fine. Che in realtà è un nuovo inizio. Tutto chiaro, no?

Io ho, e lo stesso hanno fatto le altre persone che hanno letto il romanzo per il gruppo di lettura, sottolineato moltissimi passaggi. Daniele Germani ha pensato una trama elaborata e strutturalmente complessa, ma ha anche consegnato più di un testimone al lettore.

Tra i temi affrontati c’è il riscatto, i sogni infranti, la necessità di porsi le domande giuste, e ancora il confronto con la realtà, l’apertura nei confronti degli altri, pregiudizi che hanno radici profonde, tutto raccontato con uno stile delicato e a tratti poetico, con la voglia di affascinare e di avvolgere il lettore in una maglia dalla quale è difficili districarsi.

Alcuni passaggi sono molti intensi anche quando descrivono azioni semplici. Dietro c’è sempre qualcos’altro, tra le righe ci sono parole nascoste, e in sottofondo una nota che probabilmente a qualcuno sembrerà stonata. Domande che ne celano altre. Storie che non finiscono, che cambiano, che avrebbero potuto essere, che forse saranno.

Emozioni forti si rincorrono tra le pagine – per lo più nostalgia, rabbia, delusione, amarezza – e sono descritte in modo lucido e appassionato. Non sarà difficile sentirle addosso, più complicato togliersele dalla pelle.

So di non aver detto praticamente nulla di “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” ma se avrete voglia di leggere il libro capirete perché ho dovuto farlo. Quello che posso dirvi, è che si tratta di un viaggio che vale la pena affrontare. Poi, magari, ne parleremo insieme quando lo avrete terminato.

In conclusione, la scorsa notte ho provato a pensare come descrivervi la sensazione che ho provato leggendolo e mi è venuta in mente questa scena.

Immaginate di trovarvi in una stanza piena di luce con un po’ di tempo da dedicare alla lettura. Che meraviglia, vero? All’inizio tutto va bene, vi sentite in pace con il mondo.

A un certo punto, però, il cielo si addensa di nuvole: la luce sfuma e dovete accendere la lampada accanto al divano. Apparentemente non è cambiato nulla, state ancora sul divano a leggere, ma le parole arrivano riflesse in un altro modo. Non solo, è come se tutta l’atmosfera fosse diversa. Come se annusaste nell’aria che sta per succedere qualcosa.

E in effetti, poco dopo, inizia un violento temporale e va via la luce: se volete continuare a leggere dovete accendere una candela e forse spostarvi sulla scrivania. Vi sentite strani, spaesati, non sapete bene come muovervi in mezzo a quella oscurità. Ma volete conoscere, volete leggere, anche se siete confusi.

E poi, come per magia, torna di nuovo la luce. Tutto diventa più chiaro, per un attimo vi guardate intorno come per riprendere confidenza con i contorni, e scoprite di aver finito il libro.

Ho avuto tre momenti molto forti leggendo “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” che hanno scandito il ritmo della narrazione e mi hanno fatto aggrappare alle pagine.

Ardito, non c’è ombra di dubbio.

Ma non solo.

 

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Roberto Scarcella de “IL SECOLO XIX” recensisce COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI

07 martedì Gen 2020

Posted by Daniele Germani in News, recensioni

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best books, books, I LOVE BOOK, letteratura, letteratura contemporanea, letteratura italiana, PSICHIATRIA, psicologia, RECENSIONE, romanzo psicologico, SECOLO XIX

polvere recensione secolo 7 01 2020 CON HEADER

 

Il secondo libro di Daniele Germani, genovese d’adozione

COME (NON) ELIMINARE I BRUTTI PENSIERI.  UN ROMANZO SUI CONFINI DELLA FOLLIA UMANA

È un romanzo, ma sembra un concentrato di sedute dallo psicologo, perché ti costringe a chiederti chi sei e dov’è il confine tra follia e normalità. Dove lo metti tu, dove lo mettono gli altri e se e quanto coincidono. E una risposta già c’è: quasi mai. A essere ottimisti.

Chissà se Daniele Germani, con il suo “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” (Spartaco Edizioni, 12 euro, 182 pagine), ha preso in prestito la formula di Nick Hornby di “Come diventare buoni”: un libro che nel titolo ha la parola “Come” fa vendere di più perché la gente ama sentirsi dire come fare una cosa, qualsiasi cosa.

Il controsenso è che Germani ha scritto un romanzo che non ha la struttura classica di un romanzo e non ha nemmeno l’ambizione e la supponenza di dirci come fare qualcosa, qualsiasi cosa. È piuttosto un flusso di domande e pensieri dei protagonisti che ti costringono a fare la stessa cosa, a entrare nel libro, ma ancor più spesso a uscirne, riflettere su quel che si legge e – ancor più strano – quel che non si legge.

Sono i nostri pensieri, le nostre domande. Perché i percorsi dei personaggi principali costringe a fare i conti con se stessi, non fosse altro per come vengono presentati, un uomo, una donna, un Pazzo, con quell’articolo determinativo che lascia tutte le strade aperte. Chi di noi almeno una volta non ha pensato di essere o diventare pazzo?

Un personaggio, il Pazzo, che vive a cavallo della Legge Basaglia, facendoci vedere la vita di un uomo finito dentro un manicomio e poi allo stesso modo risputato fuori, un personaggio che non mette filtri tra sé e il lettore, dandogli del tu e permettendo a Germani di indossare la maschera adatta, che gli permette di dire verità e sgradevolezze che in bocca ad altri personaggi creerebbero un immediato distacco.

Ad esempio: “In vent’anni ne ho conosciuti tanti che erano stati messi dentro da qualcuno della propria famiglia, perché la torta lasciata da spartire sarebbe stata troppo piccola se divisa in troppi”, oppure “Io non so che fine abbiano fatto tutti quelli che sono usciti da lì, so solo che non tutto va sempre come deve andare, che non tutti siamo speciali e che qualcuno deve pur pagare il conto”.

Ci sono poi le fissazioni: una nota stonata, un pugno sul naso, l’odore di gelsomino, una sonata di Schumann. D’altronde chi non ha da qualche parte, in superficie o nel profondo, la sua goccia d’acqua che gli batte nel cranio, che lo tormenta, che lo accompagna? Chi non ce l’ha alzi la mano.

Roberto Scarcella – Il Secolo XIX

© riproduzione vietata

CrunchEd recensisce COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI

03 venerdì Gen 2020

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE

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BASAGLIA, LEGGE BASAGLIA, letteratura, libri, PSICHIATRIA, psicologia, RECENSIONE, romanzo psicologico

Si parla ancora di Morsi e, come per MangiaLibri (—> http://t.ly/xmY09 ), su CrunchEd Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri – Romanzo conquista il massimo dei voti, con ben 5 morsi.
 
Anche CrunchEd non si fa problemi a stroncare grandi autori, qualora fosse necessario, quindi questo apprezzamento è decisamente importante.
 
Grazie a Elisa Marchegiani per la bella recensione.

QUI LA RECENSIONE ORIGINALE

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Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri | Daniele Germani

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Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri.

Qual è il confine fra realtà e follia? Cosa o chi ci definisce Pazzi, Folli o Normali?
Queste e davvero molte altre domande affollano i miei pensieri da quando ho finito di leggere “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” edito da Spartaco Edizioni.

Daniele Germani ci fa viaggiare dentro la mente umana attraverso i movimenti di tre personaggi in un periodo storico importante: la legge Basaglia e la chiusura dei manicomi. E lo fa abilmente.
Conosciamo il prima: la vita nell’Istituto, i trattamenti ricevuti, l’omologazione e l’indifferenza.
Immaginiamo e viviamo anche il dopo, attraverso le parole di uno dei pazzi al suo interno.

“Loro dicono liberi, ma oggi io dico abbandonati. Chi è stato fortunato come me è tornato a casa, perché io una cosa ce l’ho. Altri sono rimasti per strada. Alcuni non avevano nessuno, altri ce l’avevano ma non sarebbero andati a prenderli. Altri ancora, quelli proprio gravi, quelli che avevano sempre preso botte, che avevano la testa nel secchio un giorno sì e l’altro pure, li trasferirono in qualche posto, migliore, dicevano.”

Ma il libro non è solo racconto introspettivo/di moto, angosciante/di conferma, triste/di stasi; c’è molto di più e lo scopriamo viaggiando dentro la sua testa, attraverso delle costanti, tutti i matti ne hanno no?

Il primo punto fermo è un odore prepotente. Quello di gelsomino.

“Il profumo sembra occupare spazio e, quasi come fumo denso, invade aria e narici, penetra nei pensieri, li addolcisce, rendendo tutto più morbido, rilassante.”

Ci sono delle note stonate circondate da domande. Ci sono domande più importanti delle risposte e delle risposte definitive per la ricerca della “normalità” o la fuga da essa.

“C’è questa nota stonata che si ripete ogni tanto, è quasi ritmica, prende e leva. Sembra un jazz suonato male da diventare quasi logico, quasi buono…
Improvvisamente tutte le altre note diventano fuori partitura, cadono in un unico fragore…ti manca il respiro e pensi che sia un attacco di panico, ma non lo è, no, è solo un rigurgito acido di consapevolezza…Provaci, a voce alta, chieditelo: «come faccio a eliminare la polvere e i brutti pensieri?» Bravo.”

C’è la musica. Ci sono i protagonisti senza nome ma con delle definizioni: il pazzo, la donna, l’uomo, il professore, il vecchio.
Ci sono molte storie che si racchiudono in una e una storia che ne raccoglie molte.
Sì, perché questo non è solo un romanzo ma un percorso attraverso gli occhi, le sensazioni e soprattutto i sogni di chi di vite ne ha vissute molte e magari per noi sembra non averne vissuta alcuna.

È tanto facile e coinvolgente leggere questo libro quanto difficile parlarne, senza svelare trama e rovinare tutto e un po’ mi spiace.
Un libro forte, diretto, non banale. Pieno di spunti di riflessione e frasi che avrei voglia di salvare e condividere al posto di scrivere questa recensione.

Perché nella follia non ci ritroviamo forse tutti? Non abbiamo tutti delle note stonate che ci fanno fermare, ricapitolare, perdere?

Chi  è il pazzo e chi è il normale in una società come la nostra, ancora piena di stereotipi, dogmi, egocentrismi e deliri di onnipotenza? In una società fugace, disattenta? Chi davvero sa come vivere e seguire i propri istinti, correre a vedere il mare, ricominciare a suonare il pianoforte o rincorrere un vecchio amore?

 “No, non siete speciali, perché voi vivete una vita sola ed è facile sbagliare strada e perdersi, soprattutto se si è soli. lo ne ho vissute tante, invece, ed erano tutte vere ed erano affollate di persone che amavo.  Forse sono solo polvere e brutti pensieri, si, ma almeno è una polvere che vale la pena di essere vissuta e sono brutti pensieri che meritano di essere accuditi.”

Il mio consiglio è di leggere questo libro e cercare quel pizzico di follia che avete dentro, coccolarlo e assecondare quei piccoli granelli di polvere che avete in testa e che vi rendono speciali.
Se non altro per scoprire se è vero, come scrive Daniele Germani, che gli altri sono Pazzi solo perché siamo noi a voler essere sani; per darci la possibilità di avere un altro inizio, un’altra meta, potersi perdere ancora, e di nuovo.

MangiaLibri recensisce COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI

30 lunedì Dic 2019

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BASAGLIA, books, I LOVE BOOK, LEGGE BASAGLIA, PSICHIATRIA, psicologia, romanzo psicologico

Mangialibri è un blog un po’ particolare, ovvero uno di quelli che legge davvero tutto (tutto e tutto dall’inizio alla fine, a differenza di certi altri blog 😉 ) e quando c’è da stroncare una storia lo fa senza problemi e senza guardare in faccia nessuno.
Sono molto coerenti anche per quanto riguarda il Self. Se un autore auto prodotto merita, non esitano a dare il massimo dei voti.
 
Sono quindi onorato di aver avuto il massimo dei loro “morsi” sia per il primo (Manuale di fisica e buone maniere) che per il secondo “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri”. 
 
Ero davvero in tensione sapendo che sarebbe arrivata la loro recensione e aver scoperto che anche “Polvere” ha avuto il massimo, è stata una grande soddisfazione e liberazione.
 
Grazie ad Annarita Celentano e alla sua recensione lusinghiera.
 

QUI LA RECENSIONE ORIGINALE

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COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI

Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri
AUTORE:
Daniele Germani
GENERE:
Romanzo
ARTICOLO DI:
Annarita Celentano
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Inizio anni Ottanta. Un Pazzo parla piano, sottovoce. Le sue parole sono flebili come pensieri, eppure s’accumulano determinate, come polvere. Un Pazzo, fuori dal “suo” manicomio ormai chiuso, lontano dalle percosse, dai secchi d’acqua in cui lasciarsi affogare, chi è?

Un uomo come tanti, ossessionato da una maledetta nota stonata. Una donna che ha dovuto scegliere, che non ha potuto essere tutto quello che sognava, perché, forse, non aveva abbastanza forza per volerlo davvero. Un Pazzo che, un giorno, al mercato comincia a darle di santa ragione. Un uomo stufo della sua vita, del suo lavoro. Una donna che anela disperatamente a una rinascita. Un’armonia ormai perduta da tempo, vite tutte da riaccordare, mentre le singole note, orfane, stentano ancora a legarsi e a far musica, quella vera…

Daniele Germani, che dopo Manuale di fisica e buone maniere torna a sorprenderci, fa i conti con il delicato tema della pazzia, partendo proprio dal periodo in cui la legge Basaglia chiuse le porte dei manicomi. Il Pazzo è uno, nessuno e centomila. È tante voci – che non sanno comunicare tra loro –, tanti sussurri in uno.

Tante storie vere ai suoi occhi. Tanti vissuti che si sovrappongono, come cerchi concentrici in uno stagno dopo il lancio d’un sasso. Quei granelli di polvere che danzano nella sua testa, creando ombre, sono la sua vita, il suo tutto. Come per uno scrittore i suoi personaggi. Il Pazzo può riscrivere le sue storie e viverle. Partorisce mondi che, in fondo, non vuole gli vengano spenti. Non vuole guarire, non vuole far morire quelle sue vite perché dipendono da lui, che ne è insieme burattinaio e burattino, regista e attore.

Il tutto avviene in una città (quasi calviniana) che è un non luogo (come la mente di un folle), che non ha identità perché potrebbe essere tutte le città e nessuna. Con una struttura coraggiosa, con un pensare niente affatto leggero – che perfettamente si cala nella testa del Pazzo, lasciando al lettore uno straniante senso di claustrofobia – Daniele Germani ci restituisce la musica stonata della follia.

The Book Advisor recensisce “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri”

26 giovedì Dic 2019

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BASAGLIA, ilovebooks, LEGGE BASAGLIA, PSICHIATRIA, psicologia, romanzo psicologico

È sempre un ‘iniezione di fiducia leggere una così bella e completa recensione.

Qui la recensione originale pubblicata sulla pagina Instagram di The Book Advisor

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thebook adv

#libriletti Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri, di Daniele Germani Edizioni Spartaco

Tre voci narranti ci conducono in un viaggio alla scoperta di quella che, in maniera molto spesso semplicistica, è definita pazzia: un uomo, ossessionato da una nota stonata che risuona in determinati momenti della sua esistenza; una donna che, moglie e madre, ha dovuto rinunciare alla sua passione di suonare il pianoforte per dedicarsi alla famiglia; un pazzo che, dopo essere stato rinchiuso per vent’anni in un manicomio, medita di costruire una bomba per eliminare il padre.
Tre esistenze che devono fare quotidianamente i conti con quei granelli di polvere che gli appesantiscono la mente, che modificano la realtà percepita, alterandola. Granelli che devono essere puliti, spazzati via, ma che rischiano di portare via con sé anche una parte di vita di quelli che sono definiti pazzi.

Un romanzo ambientato agli inizi degli anni ’80, dopo che la Legge Basaglia decretò la chiusura dei manicomi, che riproduce le sofferenze di coloro che venivano etichettati come anormali, non solo perché malati di mente, ma anche se omosessuali o diversi rispetto agli altri, dunque puniti con la reclusione negli Istituti.

Una narrazione caratterizzata da uno stile molto elegante, morbido, in cui si alternano le vicende dei tre protagonisti che si rivelano al lettore mettendo a nudo i loro limiti, le loro difficoltà di cucire il rapporto tra la realtà esterna e quella percepita.

Un romanzo che scorre fluido pagina dopo pagina, ma che a tratti obbliga il lettore a fermarsi per riflettere sulla diversità attraverso una sorta di tour dell’altra realtà in cui, non potendosi calare completamente in prima persona, è quasi costretto a lasciarsi guidare dai protagonisti, ovvero da quei pazzi che, però, si chiedono: “Come fate a essere certi che il reale sia quello che state vivendo voi ora, adesso?”.

 

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“Appunti di una giovane reader” recensisce “COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI”

23 lunedì Dic 2019

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BASAGLIA, books, LEGGE BASAGLIA, libri, PSICHIATRIA, psicologia, romanzo psicologico

Bellissima recensione, sincera e chiara.

Grazie ad Anna di “Appunti di una giovane reader”

Qui la recensione originale

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Recensione ‘Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri’ di Daniele Germani

PUBBLICATO DA APPUNTI DI UNA GIOVANE READER

COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI di Daniele Germani │ Editore: Edizioni Spartaco │ Pagine: 183 │ Prezzo: 12,00€

È il 13 maggio del 1978 quando in Italia viene approvata la legge che ha come tema gli Accertamenti e i trattamenti sanitari volontari e obbligatori. La legge, passata alla storia come Legge Basaglia, che prende il suo nome da Franco Basaglia, psichiatra e promotore della riforma psichiatrica italiana, verrà ripresa ed integrata solo pochi mesi dopo con quella che istituiva il Servizio Sanitario Nazionale.
Di fatto, però, la 180 fu la prima ed unica legge che, da una parte impose la chiusura dei manicomi, istituendo i servizi di igiene mentale pubblici, dall’altra regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio andando a modernizzare l’impostazione clinica dell’assistenza psichiatrica, con l’intento di rinnovare i rapporti tra società, personale delle strutture e pazienti, riconoscendo pienamente a questi ultimi i diritti spettanti e una vita di qualità.
È prendendo spunto da questo avvenimento storico, che segna un vero e proprio punto di svolta nella lotta all’abolizione degli ospedali psichiatrici, che Germani inizia a tessere le fila di una storia malinconica e dolorosa che accompagnerà il lettore negli anfratti più oscuri della psiche umana, tra sofferenza fisica e mentale, e che lo obbligherà a riflettere sul concetto di normalità e pazzia, andando oltre il significato stereotipato, con il solo intento di coglierne il senso più vero e profondo.
I punti di riferimento per il lettore, le guide che lo accompagneranno in questo percorso di guarigione universale, sono tre personaggi. Tre anime fragili ingabbiate nel vorticoso battere e levare dei propri pensieri, impossibili da sbrogliare, preda del rammarico e di una sorta di estraneazione dalla realtà. Le loro sono tre storie che, capitolo dopo capitolo, sono destinate a correre parallelamente senza incontrarsi mai, fino al punto di rottura definitivo in cui, quel filo sotteso, che pure apparentemente le lega, verrà inesorabilmente reciso.

Loro sono un uomo, una donna e un pazzo. Nella testa del primo risuona l’eco di una nota stonata, zoppa, che proprio non vuole funzionare e rovina l’intera partitura, rendendo muta ogni parola. Un pensiero malforme, un tritono, una brutta dissonanza che confonderebbe anche i musicisti più esperti. Un jazz suonato male, ma talmente male, da diventare quasi logico, quasi buono. Perso nei corridoi bui e tentacolari, annaspando in un’esistenza quadrata, l’uomo, che odia il suo lavoro e non ha mai visto il mare, cerca una risposta al quesito che lo assilla costantemente: come eliminare la polvere e altri brutti pensieri?

Accanto a lui una donna che ha fatto del rimpianto la sua costante di vita. Nonostante il mondo sia in continua evoluzione, lei rimane ferma nella sua staticità di moglie e madre, così distante dallo scenario immaginato e sognato negli anni universitari, durante i pomeriggi di pioggia, mentre le sue mani correvano sui tasti di un pianoforte. Centoquaranta passi a ritmo di dita, un percorso infinito dove avrebbe potuto correre, rallentare e respirare in piena libertà a cui aveva preferito il matrimonio con un uomo silenzioso e taciturno, privo di slanci emozionali e passionali.
Infine c’è un Pazzo che, da circa vent’anni, mormora sottovoce il buio dei propri pensieri popolati da strani granelli di polvere. Sono i compagni di una vita, l’unico contatto con la realtà. Ha viaggiato tanto insieme a loro, pur di rivendicare la propria identità, senza mai perdersi. Preda del pregiudizio e dell’ignoranza di una società di sani che lo ha etichettato come tale, il Pazzo ha imparato a fissare un muro e a viverci dentro. Tra le crepe di quei mattoni e della malta che li tiene insieme, ha imparato a vivere le vite di chi non è mai vissuto per davvero, vite finite, contate, storie a scadenza, segnate da fiumi di domande a cui è difficile trovare delle risposte che siano diverse dalla menzogna.

Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri è un romanzo che indirizza il lettore verso una concatenazione di eventi che, ad un certo momento, diventa quasi logica, come se i pezzi del puzzle fossero tutti lì ed andrebbero semplicemente incastrati gli uni con gli altri, salvo poi sovvertire ogni cosa. Un cambio di prospettiva che diventa quasi un volersi prendere gioco del lettore che, spiazzato, dinanzi alla piega presa dagli eventi, non riesce a distinguere la realtà dall’immaginazione.

Il viaggio all’interno di questo romanzo-denuncia è paragonabile ad un terreno scivoloso, un pendio argilloso pronto a franare alla minima folata di vento e capace di travolgere il lettore e quel suo flebile barlume di certezze. Cos’è la pazzia? Chi sono i pazzi? Alla resa dei conti, chi ci dice che siamo noi i sani?
Con una prosa lucida e raffinata, che non smarrisce mai la via, nonostante gli aneddoti toccanti che riguardano la figura del Pazzo, con tutte le descrizioni inerenti l’esistenza condotta nei manicomi e le diverse pratiche di tortura a cui persone, come noi, sono state sottoposte, Germani ci mette a parte di una realtà che, con modalità e in luoghi diversi, è purtroppo ancora attuale. Una realtà nei confronti della quale, molto spesso, si è preferito, in molti casi, volgere le spalle perché si sa se occhio non vede, cuore non duole. 

Un romanzo di nicchia, un romanzo-protesta, un romanzo che sovverte le regole ed invita alla riflessione convinta. Un romanzo che è un’esperienza di vita, o meglio di vite, reali e non, a cui sarebbe necessario prestare la giusta attenzione.

Intervista di Gianluca Garrapa a Daniele Germani per ilromanzo.it – Come Eliminare la Polvere e altri Brutti Pensieri

21 giovedì Nov 2019

Posted by Daniele Germani in blog personale, News

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QUI IL LINK ORIGNALE AL SITO SULROMANZO.IT 

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La follia è una nota fra le altre. “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” di Daniele Germani

Autore: Gianluca Garrapa

Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri, il nuovo romanzo di Daniele Germani pubblicato da Spartaco edizioni nel 2019, affronta il tema della legge Basaglia. Ambientato a ridosso degli anni Ottanta, negli anni in cui la legge Basaglia chiude i manicomi (1978), il romanzo intreccia le storie di alcuni personaggi, l’uomo, la donna, il pazzo, il vecchio, il professore, in una composizione ritmica originale e lirica nella descrizione di paesaggi e stati d’animo. Il finale è sorprendente e la tematica psichiatrica è trattata con competenza e senza mai cadere nella retorica.

«Soprattutto aveva una domanda ben chiara: come eliminare la polvere e altri brutti pensieri?» La domanda. La domanda è sempre domanda d’amore e di riconoscimento dell’altro, un demandare, e quel rumore bianco interiore che ci guasta la vita è sempre un mancato riconoscimento altrui, dalla famiglia fino al contorno sociale. Il suo romanzo insiste molto sulla capacità del desiderio di donare la risposta risolutiva, che spesso, come lei denuncia benissimo, è delegata all’unica soluzione sbrigativa, «quella chimica che mi tiene assoggettato alla realtà che mi avete costruito intorno», che annienta il desiderio.Perché ha desiderato scrivere questo romanzo?

Perché ho desiderato scrivere questo romanzo? Questa è la domanda regina, quella a cui nessuno può rispondere in tutta la chiarezza che merita, ma non perché si voglia mentire, bensì perché la verità e la fantasia nelle intenzioni di uno scrittore si confondono sempre, e così si confondono realtà e aspettative. Non posso dare una risposta precisa, ma credo che si inizi a scrivere perché si vuole comunicare qualcosa. Tutti vogliamo comunicare con gli altri e tutti lo facciamo nel miglior modo che riteniamo possibile e accessibile, soprattutto. Gli artisti lo possono fare con l’arte, appunto. Chi sa suonare lo fa con la musica, chi sa dipingere con il disegno e così via. Io so scrivere, almeno a quanto mi hanno detto in molti, e allora uso questo strumento per poter esprimere ciò che sento.

Ma io non voglio spiegare la vita a nessuno, con i miei testi non pretendo di modificare le convinzioni di nessuno. Questo romanzo è stato scritto perché mi piaceva il titolo. Sono partito dal titolo e da lì ci ho costruito sopra la storia per intero. Sembra strano a dirsi, ma è accaduto lo stesso anche con il primo romanzo, Manuale di fisica e buone maniere. Il titolo deve essere la luce che illumina la trama e che devo cercare di scovare tra quelle sette o otto parole che lo compongono.

Ovviamente avevo in testa una certa idea e il titolo stesso è nato dal messaggio che avevo in mente di voler mandare, ovvero parlare degli emarginati, di chi è e sarà sempre ultimo. Nel mio primo, il Manuale, parlo di penultimi, ora mi sembrava giusto parlare di chi non avrà mai la possibilità di guardare alla vita con speranza.

La questione Basaglia poi mi ha sempre interessato Già prima di pensare alla stesura, mi ero molto informato su questo momento storico così importante. Insomma, sono arrivato già preparato al momento in cui mi è venuto in mente quel titolo così particolare e poi ho dovuto soltanto metterci dentro la storia.

«L’odore di gelsomino è forte, prepotente, sembra occupare spazio e quasi come fumo denso invade aria e narici ed entra nei pensieri, li addolcisce, rendendo tutto più morbido, rilassante». Molto interessante è la reiterazione di questo giro di frase: ogni volta e in un senso particolare, ogni personaggio s’imbatte nella simbologia di questo fiore. Il gelsomino, e tutte le leggende di cui è protagonista, può esprimere innocenza, felicità, timidezza ma anche grazia e desiderio. Nel romanzo è un chiave che collega i personaggi, una funzione retorica: personaggi, si scoprirà, molto particolari. Come ha lavorato per renderli credibili e diversificati tra loro?

Il lavoro di diversificazione dei personaggi, almeno nel mio caso, avviene in maniera abbastanza naturale. Mi spiego meglio: quando si scrive ci sono varie tipologie di procedura. A volte è necessario definire i personaggi al meglio e nei dettagli fin dove è possibile, perché magari la trama è flessibile e i protagonisti sono il vero elemento portante della storia. Nel caso invece di Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri, la trama è stata pensata per tentare di veicolare un messaggio ben preciso che volevo comunicare e quindi aveva dei paletti decisamente fermi dai quali non potevo in alcun caso allontanarmi troppo.

Anche i personaggi erano definiti, ma non così tanto e ho potuto quindi giocare un po’ con le loro vite, le loro caratterizzazioni, con le varie storie verticali che ho reso funzionali alla trama stessa e non il contrario. È stato bello vivere con loro. Li ritengo tutti molto interessanti. Il personaggio al quale sono più legato è il medico che si incontra in pronto soccorso. Credo sia l’emblema del romanzo stesso. Un uomo intrappolato dai suoi errori in una stanza e dalle sue errate convinzioni di un mondo che ce l’ha con lui, mentre è esattamente vero il contrario. Purtroppo appare per poche pagine, ma prolungare la sua esistenza non sarebbe stato funzionale alla trama.

«Era un concerto di Georges Cziffra, che eseguiva quella che universalmente era riconosciuta come una delle composizioni più complesse mai scritte per pianoforte, la Toccata Opera 7 di Robert Schumann». Ho pensato di rileggere questo passaggio ascoltando Schumann. Il suo romanzo è costruito alternando le vicende di tre personaggi, l’uomo, la donna, il pazzo, e poi ci sono anche il vecchio e il professore. La musica non è solo presente materialmente, sotto forma di pianoforti o di citazioni musicali, ma anche nella metafora che associa il disagio mentale a una nota stonata. Poi dalla lettura dell’indice si evince una sorta di polifonia che alterna voci differenti in una sorta di fuga. Che rapporto esiste, secondo lei, tra la musica e la sua prosa?

Quella sulla musica è questione alla quale tengo molto. Durante la fase creativa e di composizione del testo, ascolto sempre musica, in particolare suonate di pianoforte. Non riesco a scrivere neanche una parola senza che un pianoforte che mi accompagni. Preferisco in assoluto Einaudi, ma anche altri autori come Satie, Bach, Beethoven etc.

Questo ascolto ininterrotto e senza soluzione di continuità per ore anche della stessa playlist mi porta a “inquinare” la scrittura con le note, le partiture e tutto quello che concerne il pianoforte. Anche nel mio primo romanzo il testo era profondamente influenzato dalla presenza della musica di Einaudi.

Questo sconfinamento ha delle ripercussioni ovvie sulla trama e sui protagonisti. Se non avessi questa necessità, probabilmente lei non si sarebbe mai avvicinata a quel negozio di musica e lui non avrebbe avuto la sua nota stonata. Insomma, è un dare-avere a tutti gli effetti, spero con effetti piacevoli per chi legge.

La follia è una nota fra le altre. “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” di Daniele Germani

«Basaglia ancora non aveva scoperchiato alcun vaso, il tavolo dove tutto era fermo da più di quarant’anni non era ancora stato rovesciato ed ebbe modo di assistere a quello che accadeva lì dentro». La sua scrittura è a tratti onirica, è un linguaggio parlato dal sintomo, dall’inconscio forcluso, ma anche storia di sofferenze e di umanità derelitta, accenti lirici, a volte, paesaggi che dicono la sofferenza. Eppure v’è il discorso preciso sulla legge Basaglia, e sulle meccaniche psichiche e farmacologiche sottese alla cura. Come nasce un romanzo quando deve rispettare la legge della scientificità, della storia e allo stesso tempo della finzione narrativa?

Questa è una domanda eccellente alla quale non credo possa esistere una risposta comune a tutti gli scrittori. Dico questo perché chi scrive di solito non ha alcuna competenza scientifica riguardo l’argomento che tratterà e per questo si affida a esperti del settore che, in prima stesura, controllano la validità e la bontà dello scritto. O è quello che dovrebbe accadere; almeno è questa la mia linea di condotta. Ho sottoposto il mio testo in fase di stesura a due esperti nel settore della chimica e degli esplosivi e a uno psichiatra che, dopo aver letto e consigliatemi le dovute correzioni, hanno dato il via libera al testo.

Quando si scrive una storia dove si sa già che si andrà a invadere campi dove non si ha esperienza, si deve sempre accettare il rischio che la trama non reggerà, che dovrà essere modificata perché magari i personaggi non possono fare quella cosa che porterà a un successivo step della storia, per questo bisogna studiare molto l’argomento prima di affrontarlo e scriverne.

«Siete sempre più soli e sarete sempre più isolati, dietro alle vostre strane tecnologie, alla musica sparata dentro le orecchie, imprigionata nella vostra disattenta concentrazione». Il romanzo racconta anche una società che da un certo punto in poi si è impantanata nell’individualismo più esasperante, vi si oppone la visione di un suo personaggio: «Chi fa arte la fa per tutti». Alla folle velocità dell’iperproduzione materialistica obietta la lentezza dei processi psichici, ancora di più quando vengono sedati, meccanismi soggettivi che cozzano con i tempi strettissimi della produzione commerciale: dunque velocità contro lentezza. La sua letteratura da che parte sta?

Devo dire che i miei personaggi, sia del primo sia di questo secondo romanzo, vivono in altre epoche, prendono treni e non aerei, anche se potrebbero, non usano i forni a microonde perché ne hanno timore, hanno paura della velocità delle automobili e si perdono in lunghe e lente passeggiate in parchi e periferie labirintiche.

I miei personaggi non sono autobiografici nelle azioni che intraprendono, ma lo sono sicuramente nelle loro sfumature, che cerco di rendere indispensabili all’economia della storia stessa.

L’iperproduzione materialistica c’è sempre stata ed è sempre stata rapportata all’epoca di riferimento, ma quando scrivo amo che i miei personaggi respirino, che si sentano liberi e sganciati dalla commercializzazione di qualsiasi oggetto e prodotto, anche fosse artistico, con il quale si trovano a contatto.

Vorrei precisare che questo processo non avviene a tavolino, o almeno non del tutto. Scrivo di alcune tipologie di persone e mi viene abbastanza naturale la loro caratterizzazione come ho scritto poco fa; la mia letteratura quindi sta dalla parte di chi ha un po’ paura di quello che gli può accadere affrontando la tecnologia dell’epoca in cui vive.

«Ricordatevi però che quel Pazzo aveva ragione: io sono Pazzo solo perché siete voi a voler essere sani». Lei è stato in grado di costruire un intreccio con un finale che sorprende, non solo per una questione di stile che garantisce la tenuta della storia, ma proprio per un aspetto filosofico molto indagato dagli scrittori: la differenza tra vero e falso, tra sogno e reale, e in questo caso tra follia e normalità. La grammatica mentale di uno scrittore ha delle differenze sostanziali rispetto a quella di chi non ama né leggere né scrivere?

Io non credo. Cerco di spiegarmi meglio. La grammatica mentale è un aspetto della fantasia che ognuno di noi, chi più e chi meno, possiede. Leggere e scrivere può accentuare o meno e allenare o atrofizzare la capacità di scrivere, ma è una capacità che si ha innata. C’è chi è portato per fare i conti a memoria, chi ha nella manualità la sua naturale predisposizione e via dicendo. Io non ho la benché minima manualità e se devo fare dei lavori in casa, posso allenarmi quanto voglio, ma cambiare una maniglia alla porta o stuccare un muro crepato per me resterà sempre un impegno quasi insormontabile.

Chi invece ha la capacità innata di scrivere, con la lettura e la scrittura può arrivare a perfezionare quest’aspetto, che dovrà essere però accompagnato dal talento. Uno scrittore scrive perché ha talento che con la fantasia crea un connubio perfetto. Quindi, per concludere, non è importante leggere o scrivere per essere uno scrittore, ma bisogna avere le capacità innate. Poi quali sono queste capacità, beh è difficile da stabilire. Chi ha una mente più analitica magari scriverà un thriller, chi invece è più romantico scriverà un romanzo d’amore.

Il leggere o lo scrivere sono l’acqua con la quale si innaffia il seme del talento. Io non so se questo talento sia grande o meno, solo il tempo lo dirà, ma posso dirti che da quando scrivo leggo molto meno e per due motivi. Ho molto poco tempo, tra il lavoro e la famiglia, avendo anche una bambina piccola, e soprattutto perché ho notato che sono troppo influenzato dagli scrittori che amo e questo aspetto credo limiti molto la naturale evoluzione della mia creatività.

Sotto la copertina recensisce Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri

10 domenica Nov 2019

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE

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Alcune recensioni sono tecniche, altre svogliate, certe recensioni rivelano troppo della storia e ce ne sono alcune confuse, che forse non parlano neanche del testo in questione.

Quella di Lucrezia di Sotto la copertina è invece un gioiello. Per “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” è la seconda recensione di altissimo livello. Lucrezia ha letto in tanti dettagli nascosti la vera natura del testo. Grazie Lucrezia

QUI LA RECENSIONE ORIGINALE

”

#JUSTREAD ✍️ – Recensione di “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” di Daniele Germani 🙍‍♂️🙍🤯

Sarà capitato anche a voi: a volte, nelle nostre letture si creano delle consonanze che rendono ogni libro l’anello di una sola catena. Di recente vi ho parlato de La notte dell’uccisione del maiale di Magda Szabó (Edizioni Anfora) come di una detective story in senso lato: indizi disseminati nel corso dell’intreccio che dipingono in triste quadro finale.

In Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri di Daniele Germani (Edizioni Spartaco) si verifica qualcosa di simile: storie che corrono su binari paralleli, dirette verso la stessa destinazione senza (apparentemente) incontrarsi mai. Seguiamo le vicende di tre protagonisti accomunati da un senso di sconfitta.

Si rese conto che le restituivano l’immagine che lei aveva di se stessa. Si chiese se anche gli altri si vedessero così deformi, così lontani dall’idea che avevano costruito di se stessi e della loro vita. Forse si contraevano ed espandevano a seconda della grandezza del loro fallimento.

Ringraziamo ancora la casa editrice per averci permesso di leggere questo romanzo!

C’è una donna, ormai non più nella prima giovinezza. A causa di una gravidanza inaspettata e indesiderata e delle pressioni di fidanzato e parenti, ha dovuto abbandonare l’idea di laurearsi e ormai da lungo tempo è imprigionata in una servile esistenza casalinga, circondata da una famiglia ingrata che a malapena fa caso a lei. Tra i suoi amori perduti, quello per la musica del pianoforte: uno dai tanti privilegi che ormai le vengono negati.

Per la donna, il pianoforte è la perfezione irraggiungibile, la bellezza assoluta di ciò che ha perduto e cerca disperatamente di recuperare. Il pianoforte è anche il simbolo di tutto ciò che è immortale e intoccato dalle sozzure della vita; per questa ragione, la polvere non riesce a sfiorarlo. © stigwaage

C’è un uomo, anche lui sposato, anche lui invischiato in un matrimonio senza amore; un uomo che non ha mai visto il mare, e nella cui testa c’è una nota stonata che lo sta facendo impazzire. Nella sua mente si affollano domande, giuste e sbagliate. Quella fondamentale?

Come faccio a eliminare la polvere e i brutti pensieri?

E poi c’è un pazzo. Che sia un uomo, piuttosto che una donna, non importa: ciò che conta è il male che lo affligge, un male nato e cresciuto in tanti anni di manicomio, di soprusi; fino a che la legge Basaglia del 1978 gli regala una libertà illusoria, che lui sceglie di vivere da prigioniero nello scantinato di un padre che odia e, a sentir lui, da cui è ampiamente ricambiato.

Uno scatto da uno dei molti manicomi (Mombello) del nostro Paese, ormai un cumulo di rovine. © marcog91

Tre vite che, nel silenzio di una grigia città priva di punti di riferimento, ticchettano silenziosamente come il timer di una bomba: ciascuna di esse, a modo suo, è arrivata al punto di rottura.

Per la donna è la possibilità di lavorare in un negozio di strumenti musicali, di poter di nuovo pigiare i tasti di un meraviglioso pianoforte intonso da polvere e da brutti pensieri; per l’uomo, è quella nota stonata che minaccia di rompere ogni sbarra della sua prigione, di fargli compiere azioni che deraglino dai suoi binari; e il pazzo… Beh, il pazzo è sul punto di compiere l’atto supremo, un atto che avvicina l’uomo a dio.

Personaggi che popolano uno stesso universo. Le stesse strade anonime, lo stesso negozio di strumenti musicali, la stessa scuola, o istituto. Ci sono consonanze, nelle loro esistenze, che ti fanno chiedere se l’uomo e la donna non siano in realtà marito e moglie; se il pazzo sia lo stesso che ha aggredito la consorte dell’uomo senza nome, lasciandole in eredità un perpetuo naso rotto. Eppure c’è una nota stonata, i pezzi del puzzle non combaciano mai abbastanza da formare un’immagine nitida… prima che essa ti esploda in faccia in un modo in cui non ti aspetti.

Non vi svelo altro della trama: vorrebbe dire andare contro le intenzioni dell’autore, contro il gusto investigativo del libro stesso. Un’indagine che non è confinata al lettore: i personaggi, l’uomo e la donna, si fanno domande (quelle capaci di distruggere muri e confini della loro psiche). A possedere le risposte sembra essere il pazzo.

Figura emarginata dalla società, se prima era separato da essa da alte mura di cemento e un oscuro oblio, una volta fuori rimane circondato da un invalicabile fortezza di imbarazzo e paura. La pazzia ieri si scontra con la pazzia oggi: quanto è cambiato e quanto è rimasto invariato nel corso degli anni, dopo una cesura così importante, almeno sulla carta, come la legge Basaglia?

Così Franco Basaglia: «Voce confusa con la miseria, l’indigenza e la delinquenza, parola resa muta dal linguaggio razionale della malattia, messaggio stroncato dall’internamento e reso indecifrabile dalla definizione di pericolosità e dalla necessità sociale dell’invalidazione, la follia non viene mai ascoltata per ciò che dice o che vorrebbe dire». © pelino

Legare i pazienti come lui gli aveva sempre fatto risparmiare parecchio tempo. Ora la legge lo impediva. A dire il vero lo aveva sempre vietato, ma negli ultimi anni alcune leggi garantivano ai pazzi o ai fuori di testa, alcolizzati e drogati che fossero, lo stesso trattamento sanitario riservato agli altri, e lui si era dovuto adeguare. […] Fece rapidamente il contro di quante persone aveva spedito in manicomio nei suoi trent’anni di carriera solo perché avevano mostrato gli stessi sintomi di questo tizio. Ora non poteva più. Ora doveva curarle.

Scese per un sottopasso. Imboccò quel corridoio lungo e buio dove, nascoste alla vista degli abitanti della città, vivevano le creature scartate dal mondo civile. Senzatetto, qualche matto, eroinomani e spacciatori se ne stavano rintanati il più possibile e da sopra nessuno li avrebbe costretti a trasformarsi in cittadini. L’accordo sembrava funzionare.

I matti restano matti, anche fuori dai manicomi: per molti, la chiusura delle istituzioni ha significato semplicemente passare da uno stato di abbandono e abuso (raccontato nei suoi dettagli più crudi) a un altro.

All’improvviso eravamo liberi. Già. Ma liberi da cosa? Noi avevamo solo bisogno di non dormire nella nostra merda, di avere qualche medicina agli orari giusti, di non venire picchiati per qualsiasi cosa. Non avevamo bisogno di essere liberi. Avevamo bisogno di essere curati. Loro dicono liberi, ma io dico abbandonati. Chi è stato fortunato come me è tornato a casa, perché io una casa ce l’ho. Altri sono rimasti in strada. Alcuni non avevano nessuno, altri ce l’avevano ma non sarebbero andati a prenderli.

Soprattutto, esiste un caleidoscopio della pazzia: ce n’è indotta da soprusi e libertà negate. E una percepita dagli occhi degli altri.

Forse questo non vi è chiaro, i matti sono matti quando sono fuori, quando sono in giro, quando sono a contatto con voi che siete normali.

Se questo libro parla di pazzia e di cura (nelle sue sfumature più oscure: per esempio cura cercata per liberare la società da un peso inutile o sfruttata come mezzo per guadagnarsi gratitudine, notorietà e prestigio) parla anche di noi, dei cosiddetti “normali”.

Lo psichiatra, neurologo e docente Franco Basaglia, promotore della riforma psichiatrica nel nostro Paese e ispiratore della Legge 180 del 1978, che decretò la chiusura dei manicomi.

I normali non sono altro che coloro che non escono dalla linea tratteggiata dal buonsenso comune. Eppure, in un modo o nell’altro, più o meno apertamente, non finiamo tutti per debordare da quei contorni, anche solamente nella solitudine del nostro animo?

Fuori la gente sana pensava che in fin dei conti ce l’eravamo cercata a non nascere uguali a loro.

E quando accade, quante volte anche solo l’istinto di rompere regole spesso automposte diventa un segreto che ci pulsa dentro finché non esplode o soffoca lì dove è nato?

Era arrivato il momento di cercare un pazzo che un tempo aveva preso a pugni sua moglie e capire se anche lui avesse sentito quelle note tutte stonate prima di iniziare a malmenare la gente per strada. Doveva capire se anche lui si sarebbe presto trasformato in qualcosa che fino a qualche tempo prima era semplicemente della polvere da mettere sotto un tappeto della società moderna, da rinchiudere in un manicomio, anche ora che i manicomi non esistevano più. Era ora di andarsi a guardare allo specchio.

La pazzia è allora quell’universo che sta al dilà dello specchio in cui il normale si riflette ma non osa guardarsi. Ed il timore del diverso è uno dei temi portanti della narrazione. La paura che si prova per chi ostenta, volente o nolente, la propria alterità non è altro che l’estrema conseguenza delle barriere che ci separano dagli altri, più o meno sconosciuti. Non è vero che ci trascuriamo a vicenda solo perché il tempo scorre veloce e ne abbiamo poco da dedicare a chi ci sta attorno; a volte, ignorare è una scelta.

Camminando rapidamente per quel corridoio buio, abbassò lo sguardo e cercò di concentrarsi soltanto sulla luce in fondo, stando attenta a non calpestare siringhe e marciume. Soprattutto stette attenta a non incrociare lo sguardo di nessuno.

Il dolore altrui fa paura; e fa paura il pensiero di essere osservati, di essere sorpresi a mostrare un’emozione, salvo scoprire che non c’è nessuno a guardare perché nessuno vuole vedere. E questo è accaduto tanto ai margini della società, nei manicomi come nei campi di concentramento (il parallelismo è evidente), quanto per strada o al supermercato, o persino tra le mura domestiche.

Ti viene da piangere , è un attimo, ma ti rifiuti, perché non puoi farlo in mezzo alla gente, non puoi piangere mentre hai il mondo intorno che ti guarda, anche se poi in verità non ti guarda nessuno.

Croma di Herbert Baglione: uno dei murales del noto street artist brasiliano, in via delle Conce a Roma. © Claudia Gaiotto

Non c’è vicinanza, tra i personaggi di Germani. Le famiglie sembrano conglomerati finiti insieme per caso, nuclei funamboli su reti sfilacciate di convenzioni sociali e mancanza di alternative. Le famiglie sono anche quelle che ti spediscono in manicomio per non dividersi un’eredità. I padri picchiano i figli, i figli non rispettano i genitori che invece li amano.

I sentimenti invecchiano e muoiono rapidamente, e restano le conseguenze, sentenze da scontare col sorriso sulle labbra. Non ci si comprende, perché si pensa di farlo già; e si pensa di farlo già perché ci si rifiuta di guardare davvero. E si parla sottovoce, come in manicomio, perché esprimersi è un crimine che si paga caro. Con l’incomprensione e la solitudine e, in casi estremi, con la violenza e l’abuso, in ognuna delle loro molteplici forme.

Pensi di aver contato per qualcuno, per uno spruzzo di vita in una notte di speranze, quando credevi ancora alla nobiltà del gesto, quando credevi che il futuro fosse un evento prevedibile da poter modellare a tuo piacimento.

C’è una quarta presenza che permea tutto il libro, in una forma o in un’altra, in ogni capitolo. Una presenza che si adagia addosso e si attacca, si respira e si beve, si posa a terra o danza nell’aria: la polvere. Una creatura che ha quasi vita propria, una persecutrice. Che cosa sia questa polvere è la domanda fondamentale a cui si cerca di dare una risposta. Ed è possibile eliminarla?

Non vi dirò che cos’è la polvere, dovrete scoprirlo leggendo. Se vorrete farlo. Anche perché solo leggendo, potrete capirlo. Ma posso darvi uno spiraglio su quell’ultima questione, che è anche la prima: è possibile eliminarla?

Non dalla vita di tutti i giorni, o così pare. Solo il pianoforte, nel libro, è intonso, tanto che ci si può specchiare sulla superficie nera. Infinito come il cullare delle onde, o il momento di un’esplosione.

Che cosa sia la polvere del titolo, che riempie la vita dei tre protagonisti, è la domanda fondamentale del romanzo. © stoplessgomore

E se non si può eliminare, con la polvere ci si adatta a conviverci, ognuno a modo suo. Il sano e il malato, il reale e l’immaginario ci fanno i conti; ci si adatta, in modi più o meno ortodossi, più o meno benaccetti dalla morale comune. In questo senso, obietta il libro, anche la malattia è un meccanismo di adattamento; curare per forza, curare in maniera ortodossa, allora, vuol dire togliere all’individuo la sua unica arma di difesa contro il mondo.

Un’argomentazione controversa, con cui si può essere più o meno d’accordo. E la domanda potrebbe non essere quella giusta: quel “come” potrebbe dover diventare un “se”.

Tiriamo le fila, dunque: che cos’è Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri?

Un libro che parla alle nostre paure e alla nostra vergogna, paura e vergogna che non sono solo emozioni innate ma anche comportamenti acquisiti. Un libro che sfida la percezione comune di buono o cattivo e di giusto o sbagliato, con una prosa che oscilla paurosamente tra l’alto e il basso (a volte troppo), così come sentimenti e fatti descritti. Una miccia per far esplodere delle domande in testa, quelle che spesso non vogliamo farci.

Un libro che va letto con attenzione, per cogliere i dettagli, lì dove si nasconde il diavolo, come si dice. E felicemente consigliato.

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Rock in Read recensisce Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri

06 mercoledì Nov 2019

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE

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RECENSIONE ORIGINALE QUI

rock n read

 

Come Eliminare La Polvere E Altri Brutti Pensieri è un romanzo articolato, come sviluppato su più livelli e molto molto affascinante.

Il 13 maggio 1978 la legge n.180, la Legge Basaglia, in tema di “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”, fu la prima e unica legge che impose la chiusura dei manicomi e regolamentò il trattamento sanitario obbligatorio.

Una svolta epocale, quando finalmente e definitivamente mutò l’approccio alla “diversità”.

In Come Eliminare La Polvere E Altri Brutti Pensieri uno dei protagonisti vive parte della sua vita, mentale e relazionale, all’interno di un manicomio.

Un luogo di totale isolamento, nonostante la quantità di gente che ci sta al suo interno, un luogo di incomprensione, chiusura, solitudine e altri mondi.

I mondi della mente, i mondi che ci si costruisce per darsi dei perché…

Molte sono le minuziose descrizioni delle condizioni disumane in cui erano tenuti e mantenuti dentro le gelide mura. Come venivano trattati, e non trattati era qualcosa di desolante, che non poteva certo portare, e non era quello l’obiettivo, a nessun tipo di miglioramento clinico.

Come Eliminare La Polvere E Altri Brutti Pensieri se vuoi lo compri QUI

Ma altri sono i personaggi di questo romanzo sul “senno”.

“Una donna, un uomo, un pazzo. Lei ha un rimpianto, aver lasciato il pianoforte e la musica per dedicarsi al marito e ai figli. Lui è ossessionato da una nota stonata, che gli risuona nella testa e non gli dà pace. Il folle sta preparando una bomba, per annientare il padre che non l’ha mai accettato.”

Tutti e tre i protagonisti hanno delle vite che non gli si addicono, sono pieni di dubbi, rimpianti, soprattutto hanno tutti la certezza che quella che stanno vivendo non sia la loro vita, quella che volevano.

Neanche lontanamente… e questo li logora voracemente.

Ma i “malati di mente”, i pazzi, esattamente chi sono? In cosa sono diversi dalle persone “normali”?

Questo libro è diretto, mai eccessivo, e solleva in noi delle domande.

Mi è parso come una buona tisana calda in un pomeriggio d’inverno, la sorseggi lentamente, senza fretta, intanto ti fai domande, e il solo ragionare ti fa star meglio.

COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI – SPARTACO – 2019

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Intervista radiofonica con Gianluca Garrapa di PuntoRadio – Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri

25 venerdì Ott 2019

Posted by Daniele Germani in News, RECENSIONI POLVERE, stampa e media

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BASAGLIA, best books, blog, books, come eliminare la polvere e altri brutti pensieri, INTERVISTA, LEGGE BASAGLIA, leggere, letteratura, letteratura contemporanea, letteratura contemporanea italiana, letteratura italiana, lettori, lettura, libri, PSICHIATRIA, psicologia, racconti, radio, RECENSIONE, romanzo, ROMANZO ITALIANO, romanzo psicologico, scrittura

Nel corso del programma radiofonico Radioquestasera, in streaming su PuntoRadioFM, ho avuto il piacere di chiacchierare con Gianluca Garrapa del mio secondo romanzo “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” e di altre cose molto interessanti.

Buon ascolto,

Daniele

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