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COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI

~ Il nuovo romanzo di Daniele Germani

Archivi tag: scrittori

Inizia la revisione pre-pubblicazione di COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI

12 martedì Feb 2019

Posted by Daniele Germani in blog personale, News

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BASAGLIA, LEGGE BASAGLIA, letteratura, letteratura italiana, lettura, libri, PSICHIATRIA, racconti, romanzo, scrittori, scrittura, scrittura creativa

Si parte con la prima fase della revisione del testo pre-pubblicazione.
Un lavoro che si preannuncia abbastanza importante, sia nella forma che nella sostanza.

Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri – Romanzo è ancora un pane un po’ grezzo e poco lievitato. Nei prossimi 32 giorni, ovvero fino alla scadenza della consegna della bozza finale del 15 marzo 2019, dovrà lievitare e arrotondarsi al meglio.

Ci lavoreremo giorno per giorno, costantemente, con la passione e l’amore che necessita.

A presto!

Daniele Germani

lavor 1 polvere da social

#scrittura #romanzo #autoriitaliani #esordienti #letteratura #letteraturaitaliana #letteraturacontemporanea #autoricontemporanei #basaglia #leggebasaglia #psichiatria #scrittoriitaliani #lettura #leggere #edizionispartaco

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Avviata la pubblicazione del mio secondo romanzo “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri”

29 martedì Gen 2019

Posted by Daniele Germani in blog personale, News

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concorsi letterari, letteratura, letteratura italiana, lettura, libri, racconti, romanzo, scrittori, scrittura creativa

** Bene, ci siamo **
 
Cari amici e care amiche, lettori e lettrici,
 
il mio secondo romanzo Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri ha finalmente trovato casa e verrà pubblicato.
 
Ci è voluto un po’, forse più del previsto o meglio, del desiderato e sperato, ma dopo un anno e mezzo di ricerca, la casa editrice Edizioni Spartaco ha accettato la pubblicazione e scommesso su questa storia così inusuale.
 
Alla Spartaco Edizioni sono editori coraggiosi, perché “Polvere” è un romanzo particolare, molto complesso e non posso fare a meno di ringraziarli di cuore per averci creduto.
 
Non è il Manuale di fisica e buone maniere e ve ne accorgerete.
 
Sono anche fiero di aver pubblicato ancora senza contributo, ma passando per il difficile giudizio del mercato.
 
Il merito maggiore però va al mio agente Andrea Carnevale dell’ Agenzia Letteraria Edelweiss; lui ci ha creduto fino in fondo, sicuramente più di me. Da ottimo agente qual è, in questo romanzo ci ha visto molto di più di quanto avrei potuto fare io come autore.
Grazie Andrea.
 
Ora inizierà un periodo bello e difficile allo stesso tempo, quello dell’editing. Lavoreremo per rifinire questa storia e secondo la tabella di marcia “Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri” vedrà la luce verso maggio/giugno.
 
Andremo spediti e vi terrò aggiornati sugli sviluppi.
 
Iniziamo questa seconda fase del viaggio. Spero che mi seguirete.
 
Un caloroso abbraccio,
Daniele
 

Presentazione “Manuale di fisica e buone maniere” a Galliate

09 mercoledì Mag 2018

Posted by Daniele Germani in News

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INTERVISTA, letteratura, letteratura italiana, lettura, libri, racconti, scrittori, scrittori esordienti, scrittori italiani, scrittura, scrittura creativa

Locandina daniele germani GALLIATEDopo ben un anno e otto mesi dalla sua pubblicazione, il Manuale di fisica e buone maniere continua a destare curiosità e interesse.
Sabato 12 maggio 2018 sono stato invitato nella prestigiosa Biblioteca Di Galliate, immersa nella splendida cornice del Castello Sforzesco di Galliate, per presentare il Manuale.

 

Se vi trovate nei pressi di Novara e Galliate, vi aspetto alle 16.30 per chiacchierare del Manuale e dei progetti per il futuro.

Un caro saluto a tutti

Daniele Germani

Tre anni con l’Agenzia Letteraria Edelweiss

18 domenica Mar 2018

Posted by Daniele Germani in News

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amicizia, letteratura, letteratura italiana, lettura, libri, premio san salvo, racconti, racconti brevi, racconto, romanzo, scrittori, scrittori esordienti, scrittori italiani, scrittura, scrittura creativa, social

san salvo con andrera e robertoTre anni fa firmavo il contratto di rappresentanza con l’Agenzia Letteraria Edelweiss.
Ero totalmente inesperto di tutto quello che riguardava l’editoria, ma con Andrea e Roberto ho iniziato un percorso professionale riguardante il Manuale di fisica e buone maniere, tramite il quale siamo arrivati alla pubblicazione del romanzo, e uno molto più importante, quello umano, che mi ha portato a conoscere aspetti di me che non avrei mai potuto immaginare potessero esistere.

Sono stati tre anni esaltanti, con qualche momento difficile, fatto di alcune incomprensioni dovute in gran parte alla mia inesperienza, ma soprattutto di esaltazione, gran lavoro e ottimi risultati.
La loro Agenzia è una casa accogliente, un luogo dove ogni scrittore e scrittrice dovrebbero vivere e crescere professionalmente.

Andrea è preciso, chirurgico, appassionato.
Ha colto in me e nella mia scrittura qualcosa che io non sapevo neanche di possedere. Ha capito prima di me cosa volessi comunicare e mi ha aiutato a farlo crescere, maturare e poi sbocciare.
Se oggi ho scritto e sfornato un libro e ne ho scritto un secondo in attesa di essere pubblicato, Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri – Romanzo, è soprattutto grazie a lui.
Se mai un domani diventerò uno scrittore vero, una gran parte del merito sarà il suo.

Grazie Andrea, grazie Roberto, incontrarvi è stata una fortuna e un onore.

E questi sono solo i primi tre anni.
Andiamo avanti così, avremo grandi soddisfazioni insieme.

Vi abbraccio

Daniele

Una bellissima recensione su Amazon di Letizia Rossi

02 venerdì Mar 2018

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letteratura, letteratura italiana, libri, racconti, racconto, RECENSIONE, romanzo, scrittori, scrittori esordienti, scrittori italiani, scrittura, scrittura creativa

Non sono solito postare qui sul sito le recensioni di Amazon (che lascio alla pagina di Facebook), ma questa mi ha colpito molto.

Vi lascio un estratto a seguire e la recensione completa cliccando qui

Un caro saluto,

Daniele

“Scopro subito le mie carte: questo “Manuale” è un piccolo capolavoro. Parla d’amore, eppure non è una vera e propria storia d’amore. Parla di sentimenti ma è tutt’altro che un romanzo sentimentale. Sono due microcosmi, e la loro relazione, ad essere narrati.

Non è affatto una lettura “d’evasione”, questo “manuale”.

È troppo profondo e disincantato per farci banalmente sognare. Ci pone di fronte alla realtà, dando voce alla parte più scomoda dell’animo umano, quella che teniamo ben sepolta e siamo così bravi ad ignorare. L’ho trovato coraggioso e controcorrente.

Daniele Germani narra con una scrittura poetica e delicata, che quasi contrasta con la durezza della trama. È proprio questo che mi ha affascinata, assieme alla maturità con cui tratta le parole e plasma le frasi. Alcuni passaggi sembrano raccontare un dipinto, in altri ho trovato la musicalità di una melodia.”

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Daniela Sardella recensisce il MANUALE DI FISICA E BUONE MANIERE per La Gilda dei lettori

28 domenica Gen 2018

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letteratura, letteratura italiana, lettura, libri, racconti, racconti brevi, racconto, RECENSIONE, romanzo, scrittori, scrittori esordienti, scrittura, scrittura creativa

Daniela Sardella recensisce il Manuale di fisica e buone maniere per La Gilda dei lettori

QUI LA RECENSIONE ORIGINALE

Guardando la copertina del suo Romanzo, dove è raffigurata una formula matematica, non avrei mai potuto immaginare di imbattermi in una storia d’amore. Una storia d’amore si, ma piena di paure, fragilità, disagi ed eventi che hanno segnato per sempre la vita dei due protagonisti. Una storia diversa, che non parla di romanticismo, ma che ti colpisce facendoti patire ogni attimo del racconto. Due ragazzi con storie differenti che hanno “segnato” il loro percorso, le loro scelte o se vogliamo chiamarlo il loro “destino”….

Lui un ragazzo chiuso con problemi relazionali, un tipo strano, che possiede un libriccino, che custodisce in maniera quasi maniacale, dove annota i suoi esperimenti bizzarri e lugubri, come gli esprimenti che portano alla morte del suo gatto.

Lei una brillante studentessa di Astrofisica, ma con un passato brutale, cattivo che le ha segnato non solo il resto della vita spezzandole la gioia e l’amore perfetto di una famiglia perfetta, ma che ha cambiato l’essere interiore che era, costruendo un muro tra se e i rapporti umani.

“Decise di non vivere, decise di nascondersi e ci riuscì, anche se per poco!!” Come ambiente perfetto Daniele Germani sceglie uno scenario poco accogliente, direi freddo, ma che lui sa descrivere così bene che ci dà la sensazione di percorrere gli stessi vicoli del protagonista. Luogo adatto per essere invisibile, ognuno vive la propria vita quasi come dei Robot. A quel ragazzo così silenzioso serviva solo mimetizzarsi tra la gente e tutto sarebbe andato nel verso giusto.

Ma ancora una volta si presentano situazioni strane…Uno strano incidente gli provoca Amnesia, ed essendo fuggito senza lasciare tracce, non lo cerca nessuno, nemmeno la famiglia e tutto ciò lo porta, forse senza volerlo, ad ottenere ancora più ciò che desiderava: essere invisibile!!

Poi lei, la stessa ragazza che lo ha portato a fuggire da tutto e tutti, dopo quel bacio lo sorprende e lo sconvolge in maniera ancora più forte.

La lettura è scorrevole e piacevole, mi ha saputo riportare indietro nel tempo. Durante la lettura si sono svegliati sentimenti forti che hanno fatto riemergere in me sensazioni e disagi che i protagonisti hanno provato: il sentirsi fuori posto nella stessa famiglia e le immancabili scelte, forse giuste o sbagliate, che hanno segnato il cammino della loro o nostra esistenza!

Vi invito a immergervi in questo splendido Romanzo dove Daniele Germani racconta un amore diverso, unico nel suo genere. Buona lettura a tutti voi!

Daniela Sardella

Novità riguardo il mio nuovo romanzo “COME ELIMINARE LA POLVERE E ALTRI BRUTTI PENSIERI”

27 sabato Gen 2018

Posted by Daniele Germani in blog personale, News

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letteratura, letteratura italiana, libri, racconti, romanzo, scrittori, scrittori italiani, scrittura, scrittura creativa

Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri – Romanzo ha terminato la prima parte del suo viaggio.
Insieme ad Andrea Carnevale, il mio prezioso agente dell’ Agenzia Letteraria Edelweiss, abbiamo concluso la prima revisione.

Ci pare un gran bel lavoro, molto diverso dal Manuale, ma di certo di qualità forse ancor maggiore, o almeno è quanto mi ha detto Andrea.
E se lo dice lui, io mi fido.

Ora andremo alla ricerca di un Editore, ma questa volta il nostro volo editoriale dovrà essere molto più alto, perchè il livello di Polvere merita un cielo più grande dove spiegare le sue pagine.

Restate in contatto, la fiducia è tanta e spero che questa storia sia di vostro gradimento. Intanto io vi lascio un breve estratto, che potrete leggere alla fine di questo post.

A presto,

Daniele Germani

ESTRATTO:
Capitolo 14 – Il Pazzo – Sentimenti inaspettati

“Una volta mi parlò della rigenerazione cellulare. Mi spiegò che in sette anni il corpo è totalmente rigenerato. Nessuna cellula sopravvive e tutto rinasce. Il cervello, il fegato, il sangue e le ossa. Tutto era nuovo. Il processo era lento ma inesorabile.Dopo sette anni eravamo persone nuove, diverse eppure le stesse, con le stesse manie e le stesse condanne. Com’era possibile che nonostante questo non venissimo perdonati dallo Stato e non venissimo fatti uscire? Eravamo nuovi, resuscitati. Ogni giorno miliardi di cellule morivano e nascevano uguali, eppure diverse. Nulla è identico, eppure lo è. Capii quindi che non punivano il nostro corpo, ma la nostra mente, la nostra coscienza, perché quella mica si rigenerava ogni sette anni; no, quella restava sempre la stessa e, da quello che ho imparato, quella poteva solo marcire e non guarire.Una volta, incuriosito da quel processo rigenerativo, gli chiesi cosa accadesse con la pelle, perché per le cellule interne il percorso di eliminazione degli scarti era abbastanza chiaro, ma per quelle esterne? Gli occhi, le cornee, le unghie, la pelle, i capelli, come venivano eliminati?Cosa diventano? Evaporano? Si riassorbono?
«Nulla di tutto questo» mi rispose. «Diventano la polvere che respiri e che spazzi via ogni giorno da casa» mi disse scartando un paio di assi.”

UNA PARTITA COME LE ALTRE

12 domenica Nov 2017

Posted by Daniele Germani in blog personale

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as roma, calcio, derby della capitale, lazio, letteratura, racconti, racconti brevi, scrittori, scrittori esordienti, scrittori italiani, scrittura, scrittura creativa

Sono le otto, è già buio. Lo è già da un pezzo. Entra dentro quello spogliatoio pieno di armadietti dove invece c’è una luce bianca, accecante. Qualche decina di watt in più del necessario.

Il suo armadietto si tiene dentro, ben nascosta, la vita fuori da quel posto. Lì dentro ci sono le ore che uno lascia in sospeso nella propria vita, che toglie tempo ai passi che uno vorrebbe camminare su qualche altra strada.

Poi ci pensa su; ‘Ma quali vite?’ si chiede silenziosamente. ‘A tutte le vite che avrei voluto vivere’, borbotta a voce bassa. Grugnisce a quella risposta.

Lo sa che ne ha già vissute tante, forse troppe. Forse dovrebbe stare a casa ad ascoltarsi la partita in santa pace. Stasera c’è il Derby. Roma contro Lazio. Il Derby della Capitale.

‘L’aria è elettrica‘ e ridacchia tra sé e sé. Ha sempre odiato le frasi fatte, però è vero; a Roma quella partita di pallone, come l’ha sempre chiamata lui una partita di calcio, è sempre stata sentita in maniera speciale. Non è una partita come le altre. Coinvolge tutta la città, coinvolge anche chi di calcio proprio non gliene frega niente e trasforma l’elettricità che c’è nell’aria in tensione, in attesa che non finisce mai.

Lui, vecchia generazione, vecchie mani, vecchia schiena e un viso segnato da qualche solco di troppo come filari di vite ormai rinsecchiti che non daranno più quel buon vino di una volta. Lui ne ha visti tanti di Derby. Ha visto tante partite di pallone, dal vivo, solo dal vivo. Dice che non ne ha mai vista nessuna in televisione: o dal vivo, o alla radio.

Lo sa che non è vero, ma alla sua età qualche bugia se la può anche inventare e può pretendere che tutti gli altri ci credano. Ha un’età che si tiene per se. Ma se deve ancora lavorare è perché è obbligato a farlo, mica perché ha piacere. E non può andare allo stadio perché un biglietto costa troppo, tutto qui.

Guarda il suo armadietto. C’è una sciarpa in lana, grande e grossa, piena di rattoppi. Si toglie la divisa di lavoro, gli vengono i brividi ‘che fa freddo in quello spogliatoio, e si veste dei vestiti della sua vita vera, quella che aveva lasciato in sospeso una decina di ore prima.

Vestiti semplici, un po’ consunti, ma non fa nulla. Sono puliti, quello conta. Non ha voglia e denaro da sprecare per comprarsi un’altra divisa per la vita di tutti i giorni. Gli basta quella che ha.

Si veste. Guarda quella sciarpa.

È la sciarpa della sua vita, con i colori della sua vita. Giallo ocra, rosso pompeiano. Sono questi i colori che l’hanno sempre accompagnato per tutta la sua strada.

Esce, finalmente. C’è una città fuori. No, non è una città. È LA città che lo avvolge. Le otto e mezza. Un quarto d’ora. Si cerca una panchina dove ascoltare la partita in pace. Farà un po’ freddo, ma di tornare a casa proprio non ne ha voglia. Preferisce la solitudine caotica di quelle strade al silenzio ordinato di casa sua.

Alle fine del primo tempo attraverserà la strada e andrà a mangiare qualcosa nella rosticceria di fronte, così magari si scalderà anche un po’, anche se il caldo di ottobre lo consola.

La sua sciarpa è giallorosa ed ha più di cinquant’anni e si vede. È la sua sciarpa invernale, quella che indossa quando arrivano i primi freddi, che la portinaia che lo aiuta nelle faccende di casa, ora che è solo, gliel’ha rattoppata così tante volte ormai che della lana originale c’è rimasto poco o nulla.

Forse agli anni non sarà sopravvissuto tanto tessuto originale, ma dentro quella sciarpa ci sono tutti i suoi ricordi più belli. Gliela cucì a mano sua madre quando era ancora giovane, lavorandola ai ferri, bella pesante, quando entrambi erano giovani, quando andava a vedere le partite allo stadio, quando prima della partita, sulle gradinate dello Stadio Nazionale, si pranzava tutti insieme. Panini con la frittata, un po’ di cicoria. Qualcuno con una salsiccia spaccata a metà. Niente di che. Eppure c’era quel prato fatto di gradoni e cemento armato dove tutti si sentivano a casa, dove ogni domenica la scampagnata era in città, era su quegli spalti.

I colleghi di lavoro gli hanno regalato una radiolina moderna, con le cuffiette. Se le infila, seleziona la frequenza con dita incerte e tremolanti. Trova la frequenza giusta. Le squadre sono in campo.

Si infila i guanti e si sistema bene la sua sciarpa. Inizia la partita.

Si confonde con la città, con la panchina di quel parchetto ben illuminato. Si concentra sulla partita. Qualche azione sotto la curva Sud, altre sotto la curva Nord. Forse non sarà così facile come tutti credono.

È talmente concentrato che non si accorge che qualcuno lo sta chiamando.

Vede due scarpe che si fermano davanti a lui. Crede che sia qualche ladro. Il suo primo pensiero è ‘Ora m’ammazzano’. Alza gli occhi di scatto e sopra quelle scarpe c’è un ragazzino, avrà diciott’anni, forse venti. Le sue labbra si muovono, ma nelle orecchie c’è la partita ed è tutto quello che sente.

Guarda quel ragazzetto che gli fa segno di togliersi l’auricolare. Sembra aggressivo, o forse è solo giovane e tutti i giovani lo sembrano.

Si toglie un’auricolare. ‘Questo m’ammazza perché non ho una lira da dargli’.

Il giovane invece gli sorride.

“Maestro” esordisce il giovane. ‘Forse non vuole ammazzarmi’, pensa. “Maestro, mi perdoni se la disturbo. Ascolta la partita?” chiede il giovane. Lui strizza gli occhi. Non ha capito la domanda. Non capisce dove vuole arrivare. Che gli interessa a lui?

Però gli sorride. Anche il Diavolo sorride, pensa.

“Si, ascolto la partita” risponde.

“Che fa la Roma?” chiede il giovane.

“È iniziata da dieci minuti, ancora zero a zero”.

“Grazie, Maestro. Senta, io non voglio disturbarla, ma sa, torno adesso dal lavoro e sto andando a casa a vederla. Lei sta qui da solo, perché non mi fa compagnia e ce la vediamo insieme?”

‘Ecco’, pensa il vecchio. ‘Questo mi ammazza a casa sua, comodo comodo’.

Lo guarda poco convinto.

“No, Maestro, guardi, ha capito male” . Il giovane capisce l’equivoco e ci ride su, con una risata di quelle belle, fresche, una risata sinceramente sorpresa, ma rispettosa. “Maestro, io esco ora dal lavoro. Devo torna’ a casa vedermi la partita co’ mi’ padre e mi’ fratello che so’ laziali e capisce, so’ in minoranza. Me farebbe piacere almeno esse pari a numero de sciarpette” e gli sorride.

Al vecchio scappa una risatina nervosa. ‘Non ho mai visto un derby con un laziale, forse è meglio che m’ammazzano’. Guarda quel giovane che sta tirando fuori una sciarpetta come la sua, con gli stessi colori. “Vede?” gli dice il giovane mettendosela al collo.

“Mi scusi, ho pensato male” gli dà del lei.

“Ma ci mancherebbe, Maestro”. Gli allunga la mano, si presenta. “Piacere” risponde il vecchio, che si presenta pure lui.

‘Ma si, al massimo m’ammazzano. Magari è pure meglio’. Si guardano.

“Grazie, ma non vorrei disturbarla”

“Maestro, venga, ce la vediamo al caldo, mangiamo qualcosa, vinciamo e poi a mi’ padre e mi’ fratello li famo sta zitti” gli fa l’occhiolino.

Il vecchio lo guarda. Si alza a fatica dalla panchina. Il giovane non l’aiuta, ma per rispetto. Lui apprezza.

Prende uno di quei telefoni moderni, cincischia con le dita sullo schermo e all’improvviso c’è la partita nell’aria, tra di loro, mentre camminano nella notte romana, quella notte da derby così fredda e anomala.

Ancora zero a zero. Un centinaio di metri e si fermano davanti a un portone. Il giovane citofona. “Ma’, so’ io, apri”. Uno scatto e sono dentro l’androne. Due piani di ascensore e sono sul pianerottolo.

“Venga, venga, Maestro, entri” gli dice mentre si infila nella porta.

Il vecchio non è più sicuro di quello che sta facendo. Sente il giovane che urla dentro casa, mentre è nell’ingresso che si toglie la giacca pesante.

“A papà, ho portato i rinforzi, n’amico che ho incontrato qui sotto, se non te dispiace”.

Qualcuno risponde qualcosa da dentro casa.

“Ma’ prepara un piatto in più che c’avemo ospiti”. Una voce femminile risponde qualcosa.

‘E mica potranno ammazzarmi con una donna in casa’ continua a ripetersi il vecchio.

Il giovane si volta e guarda il vecchio ancora sull’uscio.

“Maestro, venga che entra il freddo, s’accomodi”.

Entra, titubante. Arriva ad accoglierlo una signora sorridente. Lo saluta. No no, nessun disturbo, anzi. Me scusi del disordine. Gli dice cose del genere. Due passi e sono davanti una porta chiusa. Il vecchio resta un po’ perplesso. Si apre la porta. Dentro c’è una nuvola di fumo.

Entrano in una sala dove due sciarpe bianco azzurre sono appese al collo di quelli che dovrebbero essere il padre e il fratello del giovane.

È imbarazzato, il vecchio. “Papà, ora semo pari, ho portato un amico romanista”.

Il genitore guarda il vecchio, anche lui resta un po’ perplesso. Poi però si alza, gli sorride, un bel sorriso di quelli grandi, caldi, dove gli occhi dicono più delle labbra. stringe la mano, lo stesso fa l’altro figlio.

“Benvenuto, s’accomodi pure” e lo fa accomodare su una poltrona. “Ai convenevoli pensiamo dopo”. Ancora un sorriso, per farlo sentire davvero il benvenuto.

Si siedono e la partita è ancora sullo zero a zero.

Al vecchio non era mai capitata una cosa del genere. Si sente a disagio ancora per qualche minuto, ma la TV passa un’azione pericolosa che cattura la sua attenzione. È quasi gol. Qualche urla, qualche imprecazione.

‘Non me vogliono ammazza’ ‘, si rassicura e si rilassa un po’.

Finisce il primo tempo, qualche chiacchiera formale. Però si capisce che quel vecchio non è un barbone. È un uomo solo. Non se senta in imbarazzo, faccia come se fosse a casa sua, e altre cose così. La madre del giovane porta due pietanze in piatti caldi. Il vecchio ringrazia, ma non deve disturbarsi, davvero.

Ma nessun disturbo. Mangi che il secondo tempo inizia presto e via dicendo.

Il vecchio e il figlio mangiano. Gli altri hanno già fatto prima della partita.

La tensione si scioglie. Inizia il secondo tempo.

‘Ma pensa te’ si dice il vecchio, tra sé e sé. ‘Se la racconto in giro non me crede nessuno’.

Continua la partita, tutti si rivolgono a lui con rispetto ma con affetto. Si rilassa, si sente a casa. Un’altra azione pericolosa, una palla in area, dentro, un colpo di testa e una delle due passa in vantaggio.

Ci sono urla, qualche salto, c’è da sfottere un po’ gli altri. Ma è una famiglia, quella, si sfottono, ma non nessuno se la prende. È il gioco delle parti.

Un altro gol, subito, e un altro ancora, nemmeno il tempo di fermarsi a pensare. Finisce due a uno. Chi ha vinto festeggia. Gli altri due sono silenziosi. Lo sanno che sarà difficile domani, per strada, al lavoro, a scuola. Lo sanno che qualcuno sarà cattivo, pesante, com’è poi la vita reale. Stasera però sono a casa, ci si sfotte, va bene così.

Il vecchio si alza dalla poltrona, un po’ a fatica, ma ce la fa.

“Grazie dell’ospitalità, davvero”. Ringrazia tutti, la madre, il padre e i due fratelli che sono tutti in piedi e lo guardano. Ma si figuri, ha fatto solo che piacere, è il benvenuto quando vuole e tutto il resto.

Al vecchio si inumidiscono un po’ gli occhi. Il giovane gli stringe la mano. “Maestro, grazie della compagnia”.

Lui ringrazia ancora, per la centesima volta e va via di fretta. Ma non perché abbia fretta, ma perché sono anni che non piange più e non vuole farlo davanti a loro.

Quel Derby se lo ricorderà per tutta la vita, per tutta quella che gli rimane da vivere.

Arriva in strada e si sistema bene la sciarpa intorno al collo. Fa qualche passo lento, come tutti i suoi passi, del resto, finché arriva sulla panchina dove si era incontrato con il giovane. Ci si siede un attimo. Non fa poi così freddo, anzi, la notte di quest’inizio d’autunno è quasi piacevole, accarezza l’anima.

Gli va di ascoltare un po’ di dopo partita, mentre ripensa a quello che è successo. Riaccende la radiolina, si mette le cuffiette e cerca una stazione radio. Nelle sue orecchie qualcuno parla di un rigore non dato, un altro di un fuorigioco che non c’era e via dicendo.

Quel tepore dell’ottobrata romana è davvero piacevole e nemmeno si rende conto di essersi assopito. Si risveglia di scatto, con il clacson di un bus di quartiere che gli rimbomba ancora nelle orecchie, più forte della radiocronaca.

La radio parla di auto nuove da comprare, di sconti incredibili da non poter farsi scappare e torna il collegamento. Si è infreddolito parecchio. Sarà pure un autunno caldo, ma a star fermi fa freddo, eccome se lo fa.

Si guarda intorno. Si è addormentato come fanno i vecchi, improvvisamente. Si stropiccia gli occhi. È tutto intero, nessuno lo ha aggredito, ha ancora il portafogli e quel vecchio telefonino che avrà dieci anni di vita.

Guarda la rosticceria dall’altro lato della strada. Gli è venuta fame. Si alza dalla panchina un po’ a fatica. Quella trovata geniale di stare fermo al freddo e all’umido per un’ora la sconta sulle sue articolazioni. Si sgranchisce le gambe e le braccia.

Mangerà qualcosa in rosticceria, qualcosa di economico, e poi se ne andrà a casa.

Attraversa la strada con cautela e si infila al caldo del locale.

Dalla radio intanto arriva una voce familiare di un radiocronista. Racconta quello che è successo, di come sta andando la partita.

Ordina due supplì. C’è qualcosa che gli gira in testa, come fosse un ricordo sfocato che non riesce a fare suo.

“Maestro” gli dice una voce. Lui si gira. Il rosticciere lo guarda. “Le porto qualcosa da bere?”

“Da bere no, grazie”

Si siede ad un tavolino unto e sporco. Gli portano il piatto con i due supplì. Inizia a mangiare, con molta calma. Ha bisogno di riscaldarsi un po’.

Maestro. Erano anni che nessuno lo chiamava più così. Sorride amaramente.

Alza il volume della radiocronaca. Sta iniziando il secondo tempo di una partita che non è come le altre, non lo sarà mai, anche se lui, come tutte le altre volte, l’ascolterà alla radio, solo con le sue cuffiette e i suoi ricordi.

Allenta un po’ la sua sciarpa di lana pesante, si guarda le mani che vanno verso il piatto e dopo un mezzo sbadiglio si dedica ai suoi supplì.

**

Daniele Germani

il mio inchino va a Voi lettori

01 mercoledì Nov 2017

Posted by Daniele Germani in blog personale, News

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Tag

letteratura, letteratura italiana, lettura, libri, romanzo, scrittori, scrittori esordienti, scrittori italiani, scrittura, scrittura creativa

Un anno fa veniva pubblicato ufficialmente il Manuale di fisica e buone maniere, il mio romanzo d’esordio.

Dopo 365 giorni di questo viaggio ci sarebbe molto da dire, ma vi risparmio tutte le considerzioni prettamente autoreferenziali.

Posso solo darvi qualche numero.

800 copie vendute, copia più, copia meno.
All’inizio mi era stato detto che un esordiente non avrebbe ventuto più di 150/200 copie ad andar bene. Qualora fosse arrivato a 300, avremmo potuto stappare lo spumante.

Quasi 50 recensioni positive, nessuna negativa, suddivise tra siti e blog e commenti dei lettori, sia sugli store online che sulla pagina dedicata al Manuale (se volete leggerle, potrete trovarle sul mio sito, www.danielegermani.com ).

Posizionamento ininterrotto sotto i 2000 in una classifica di riferimento di più facile accesso a tutti, quella di Amazon. Tanto per dire, oggi 1 novembre 2017 si trova in posizione 531.
Un risultato incredibile per un libro d’esordio.

Un premio letterario di rilievo nazionale vinto, il Premio San Salvo, conquistato nell’unica partecipazione del Manuale ad un concorso.

Ce ne sarebbero altri, di numeri, ma non sto qui a tediarvi.

Voglio solo ringraziare Voi lettori per aver amato il Manuale più di quanto avrei soltanto potuto immaginare.

Grazie,
il mio inchino va a Voi.

A presto con il mio nuovo romanzo Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri – Romanzo, se mai verrà pubblicato.

Un abbraccio a tutti
Daniele

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